LONDRA - Lo Scottish National Party (Snp), forza dominante ormai da oltre 15 anni nelle istituzioni locali scozzesi, prova a uscire dalla crisi interna in cui è precipitato negli ultimi mesi e a rilanciare i propri obiettivi di sempre: l'indipendenza della Scozia dal Regno Unito e, a seguire, un'istanza di riadesione all'Ue. Lo si legge in un documento strategico presentato oggi a Edimburgo da Angus Robertson, responsabile degli Affari Internazionali nel governo locale guidato da Humza Yousaf, leader dell'Snp e first minister da circa sei mesi.
Nel documento si ribadisce l'intenzione di avviare una nuova campagna per un referendum bis sulla secessione, dopo quello perduto nel 2014 e dopo la Brexit sancita nel 2016, se il il partito resterà la prima forza politica della Scozia anche alle prossime elezioni legislative del 2024.
Ci si impegna inoltre a cercare di rientrare "rapidamente" nell'Ue, laddove l'indipendenza fosse davvero conseguita, sulla base del fatto che la maggioranza degli scozzesi si pronunciò contro il divorzio da Bruxelles nel voto popolare di oltre 7 anni fa (a differenza della maggioranza degli inglesi o dei gallesi). Il traguardo di un secondo referendum separatista appare comunque al momento più lontano che mai, tenuto conto della necessità costituzionale di un via libera del governo centrale britannico. La possibilità però è esclusa seccamente sia dall'attuale maggioranza Tory, sia dall'opposizione laburista di Keir Starmer, indicato dai sondaggi come potenziale prossimo premier.
Lo è tanto più di fronte al calo di consensi attribuito da varie rilevazioni allo stesso Snp nella nazione del Nord, alle turbolenze interne e alla crisi di credibilità innescati dalle indagini su presunte malversazioni finanziarie nella cattiva gestione del partito che nei mesi scorsi hanno finito per travolgere la leadership di Nicola Sturgeon.