ROMA - L'agroalimentare italiano scende al terzo posto nella graduatoria Ue per valore alla produzione.
Colpa della siccità senza tregua per due anni, che ha peggiorato il posizionamento competitivo nel settore agricolo, mentre la produzione industriale è cresciuta a un ritmo superiore alla media europea. A dirlo è il Rapporto Ismea sull'agroalimentare, da cui emerge che il valore aggiunto della filiera nel 2022 è di 64 miliardi di euro: 37,4 miliardi generati dal settore agricolo e 26,7 miliardi dall'industria, pari al 3,7% del Pil percentuale che passa al 15,2% se si considerano distribuzione, ristorazione, logistica, intermediazione.
Secondo il Rapporto, il peso dell'Italia sulla produzione agricola dell'Ue è del 14%, ma sale al 37% per il vino, seconda solo alla Francia (43%) e al 33% per l'olio d'oliva dove segue la Spagna con il 48%. Nella frutta l'Italia copre il 18% della produzione dell'Ue e fronteggia la forte concorrenza della Spagna, che ne copre il 28%. Emerge invece per la sua vocazione alle attività secondarie e ai servizi in agricoltura, che insieme rappresentano il 18% della produzione agricola nazionale. Oltre agli effetti del clima, a pesare sull'agricoltura sono la scarsa presenza di giovani in azienda (9% contro il 12% della media Ue) correlato ad un basso livello di formazione e la frammentazione del tessuto produttivo, nonostante un lento processo di concentrazione e riorganizzazione. Punto dolente anche l'accesso al capitale fondiario, a causa della scarsa disponibilità di terra che porta i valori superiodi di quasi 6 volte quelli della Francia e due volte quelli della Spagna. Dal lato dell'industria alimentare, l'Italia si posiziona al terzo posto nella graduatoria dei paesi Ue, con il 12% di valore aggiunto, dopo Germania e Francia, ma sopra la Spagna. E' leader incontrastato nell'industria pastaria (73% del fatturato Ue) e con un ruolo di rilievo nel vino (28%), prodotti da forno e biscotti (21%).
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