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Le politiche europee per le Pmi

Le politiche europee per le Pmi

Una panoramica sugli strumenti e i finanziamenti a disposizione delle piccole e medie imprese


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Le piccole e medie imprese rappresentano l'ossatura economica non solo dell'Italia, ma anche dell'Europa. Perciò l’Unione dedica molti sforzi al loro sostegno.

di Redazione ANSA


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Secondo la Commissione europea, due terzi dei lavoratori impiegati nel settore privato sono assunti proprio dalle Pmi. E il fenomeno accelera: negli ultimi cinque anni sono queste ultime ad aver creato l'85% dei nuovi posti di lavoro. Per rafforzare la competitività e la resilienza di queste imprese, l’Ue ha messo in piedi numerosi programmi di supporto.

I fondi

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Alle Pmi italiane, per il periodo 2014-2020, l'Ue ha destinato 8,35 miliardi di euro: 3,83 attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), 4,3 miliardi dal Fondo europeo per lo sviluppo agricolo e rurale (Feasr) e 222 milioni dal Fondo per il mare e la pesca (Feamp). A questi fondi si aggiungono 6,87 miliardi di cofinanziamento nazionale. Complessivamente quindi sono a disposizione 15,22 miliardi.

A livello comunitario, quella della competitività delle Pmi è la voce più importante di spesa dei Fondi strutturali: per il periodo 2014-2020 sono stati messi a bilancio 64,73 miliardi di euro, a cui si aggiungono 32,25 miliardi di cofinanziamenti nazionali, per un totale che sfiora i 97 miliardi.

Ma cosa si intende esattamente per Pmi? Secondo la definizione comunitaria, si considerano Pmi le aziende che contano meno di 250 dipendenti e meno di 50 milioni di fatturato annuo oppure un totale di bilancio (l'attivo patrimoniale) non superiore ai 43 milioni di euro.

 

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Lo Small Business Act

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Il sostegno alle Pmi si articola in diverse azioni. La più generale è quella di promuovere un ecosistema di regole e di strumenti alla portata delle piccole aziende, che in genere non hanno, come le grandi, importanti divisioni interne dedicate alle questioni legali e fiscali. Per raggiungere questo obiettivo l'Ue ha dato vita allo Small Business Act for Europe (Sba), che definisce una serie di indicazioni da seguire sia a livello comunitario che nazionale. L'obiettivo è quello di stabilire il principio "pensa prima in piccolo" ("think small first") quando si introducono nuove normative, in modo da semplificare il quadro regolatorio e rimuovere le barriere allo sviluppo delle Pmi.

Ciascuno Stato membro dal 2011 ha diritto a nominare un proprio rappresentante per le Pmi a Bruxelles, che prende parte a un gruppo di consulenza creato appositamente. L'organismo si concentra sullo snellimento normativo sia a livello comunitario che nazionale. L'esistenza di questo gruppo è un modo per porre rimedio al fatto che in genere le Pmi faticano a far sentire la propria voce presso i legislatori e anche in questo sono svantaggiate rispetto alle concorrenti più grandi. Il ruolo più importante di questo organismo infatti è quello di organizzare una rete di rappresentanza dentro le amministrazioni pubbliche, promuovendo buone pratiche e predisponendo per la Commissione delle linee guida. Per fare il punto della situazione, ogni anno si riunisce una assemblea nazionale. L'ultima si è svolta nel novembre 2018 a Graz, in Austria. L’evento a sua volta ne innesca altri. Qualche giorno prima, infatti, a Bruxelles le associazioni di categoria organizzano la giornata delle Pmi, a sua volta nell'ambito della Settimana delle Pmi, iniziativa promossa dalla Commissione europea.

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Il piano di azione per l'imprenditorialità e l'Erasmus

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Un altro strumento europeo a sostegno delle Pmi è il Piano di azione per l’imprenditorialità: il Piano si concentra soprattutto sulla formazione, e perciò l'Ue ha reso possibili una serie di interventi nelle scuole e nelle università individuando 15 competenze da promuovere tra gli studenti, con 8 livelli di progressione per ciascuna. Secondo i dati della Commissione europea, fino al 20% degli studenti che partecipano a un programma dedicato all'imprenditorialità nella scuola superiore apre poi una propria attività.

Per favorire l'adozione di programmi di questo genere, la Commissione ha realizzato una guida per educatori e un sito dedicato agli insegnati che raccoglie strumenti e metodi pedagogici.

In questo ambito non poteva poi mancare l'apporto dell'Erasmus. Esiste infatti anche il programma "Erasmus per giovani imprenditori", che facilita lo scambio di esperienze in questo campo. Grazie a questo programma, un imprenditore alle prime armi può fare esperienza per sei mesi nell'azienda di un collega di un altro Stato membro. Più di 2.500 coppie di imprenditori hanno già sfruttato questa opportunità. L’obiettivo è di arrivare a 10mila scambi entro il 2020.

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L'accesso al credito

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Ma il vero fattore chiave forse è quello dell'accesso al credito. Molte delle risorse europee per le Pmi sono destinate proprio all'apertura di canali di credito ma l'Ue non le gestisce direttamente. Preferisce fare in modo che a decidere chi merita di ricevere i fondi siano le istituzioni finanziarie (banche, istituti del microcredito, fondi e venture capital), istituzioni che sono in concorrenza tra loro. Sono loro a decidere ammontare, durata e tasso di interesse. L'obiettivo è fare in modo che siano le aziende che offrono le maggiori probabilità di successo a ottenere le condizioni più favorevoli.

Una parte importante di questi fondi arriva dal Cosme , il programma europeo per la competitività delle imprese e le Pmi per il periodo
2014-2020. Strumento del Fondo europeo degli investimenti, a sua volta parte braccio della Banca europea degli investimenti, dispone di un bilancio di 2,3 miliardi di euro per il 2014-2020. Secondo le stime Ue, nel settennato il programma consentirà di mobilitare fino a 21 miliardi di euro. Finora (dati aggiornati al 30 giugno 2018) ha consentito l'emissione di prestiti per 18 miliardi di euro complessivi per quasi 350mila aziende (superando già il target, che era di 330 mila), il 50% delle quali startup, con un finanziamento medio di 41mila euro.

Un altro altro strumento importante è l’Eic Sme ("area Pmi del Consiglio europeo dell'innovazione"), messo in piedi dall’Agenzia esecutiva delle Pmi della Commissione europea. In Italia questo strumento finanzia alcune centinaia di progetti oltre a offrire servizi per l’accelerazione delle startup.

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Altri strumenti

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C'è poi InnovFin, un altro strumento sotto il cappello del Fondo europeo degli investimenti. In sostanza InnovFin è più orientato all'innovazione e offre risorse per prestiti e garanzie in una serie di settori, non solo alle Pmi.

Spostandosi di ambito c'è Creative Europe, veicolo finanziario destinato a sostenere le iniziative del settore culturale. Questo strumento è stato lanciato nel 2016 e dispone di 181 milioni di euro. Secondo le stime della Commissione, queste risorse genereranno prestiti alle imprese culturali per oltre un miliardo di euro.

E va citato anche il Programma per l'occupazione e l'innovazione sociale (Easi): si tratta di un ulteriore strumento, destinato questo a finanziare il microcredito per gruppi vulnerabili e micro imprese, in particolare gli imprenditori dell'ambito sociale. Si divide in due aree: la Easi Guarantee, che dispone di 96 milioni di euro, e la Easi Capacity Building Investment Window, che ha un budget di altri 16 milioni di euro. Per capire come fare domanda per queste risorse si può fare riferimento a questo sito.

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L’iniziativa Italia per le Pmi

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L’Italia figura tra i paesi europei che partecipano alla Iniziativa Pmi, co-gestita da Commissione e Banca Europea per gli Investimenti, attraverso un'azione specifica. Si tratta della "Sme Initiative Italy", cioè Iniziativa Italia per le Pmi, che è collegata a uno specifico programma operativo nazionale. Il suo scopo è catalizzare investimenti anche privati in otto regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, intervenendo a copertura di parte del rischio derivante da crediti già concessi da banche cosi da svincolare maggiori risorse da prestare alle Pmi.

Lanciata nell'ottobre del 2016,  l’Iniziativa è finanziata principalmente dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dispone complessivamente di 322,5 milioni di euro per il settennato 2014-2020 (la dotazione è stata incrementata di un terzo nel dicembre 2018).

Secondo le stime, queste risorse dovrebbero consentire di generare prestiti per 1,2 miliardi alle Pmi del Sud Italia. La scadenza per gli organismi finanziari per inoltrare la domanda per prendere parte all'iniziativa è stata prorogata al 31 dicembre 2019. Come nei casi precedenti, infatti, le Pmi non fanno domanda direttamente all'Ue, ma possono attingere alla risorse soltanto attraverso gli intermediari finanziari.

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Come fare domanda

 

E così veniamo alla parte più importante. Com’è possibile concretamente fare domanda per ottenere questi crediti? Allo scopo di consentire agli imprenditori (non solo delle Pmi) di individuare gli interlocutori finanziari a cui rivolgersi, l'Ue ha messo in piedi il sito access2finance.eu. Nella sezione dedicata all'Italia, è possibile indicare la regione nella quale ha sede la propria attività, la dimensione (se si tratta di una startup, una microimpresa o una azienda già avviata), l’importo del credito che si vorrebbe ottenere e il proprio settore di attività. Il sito indica tutti gli istituti finanziari che attingono alle risorse europee e che sono in grado di offrire questi crediti.

 

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Le altre risorse

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Rientrano poi naturalmente nelle attività di sostegno alle Pmi anche tutte quelle iniziative che gli enti locali mettono in campo attingendo ai fondi strutturali, attraverso i rispettivi piani operativi regionali Fesr (sviluppo regionale), Feasr (rurale) e Feamp (marittimo e pesca), ai quali è destinata gran parte dei 15,22 miliardi messi a bilancio tra Bruxelles e Roma di cui abbiamo parlato all'inizio.

Risorse per attingere alle quali quindi è necessario consultare i bandi promossi dalla propria Regione. Come già illustrato in un dossier precedente, infatti, l'impiego dei fondi strutturali passa attraverso i Programmi operativi nazionali (Pon) di ministeri e agenzie nazionali, ma soprattutto attraverso i Programmi operativi regionali (Por). Ciascuna Regione ne redige uno per ciascun fondo (salvo alcune eccezioni), e lo sottopone alla Commissione europea. Ottenuto l'ok da Bruxelles, predispone una serie di bandi, attraverso i quali imprese, enti e associazioni possono chiedere un finanziamento per i propri progetti. Per accedere a questi bandi, occorre consultare quindi il sito della propria Regione, nel quale sono elencate le opportunità e le modalità di candidatura.

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