BRUXELLES, 15 MAR - La rete trasversale di europarlamentari impegnate nella difesa dei diritti riproduttivi e sessuali chiede alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e alla presidenza svedese del Consiglio dell'Ue di reagire alla condanna dell'attivista polacca Justyna Wydrzyńska a otto mesi di servizi sociali per aver aiutato una donna incinta ad accedere alla pillola abortiva. "È una guerra contro le donne e contro i corpi delle donne" ha attaccato l'eurodeputata di Renew, Samira Rafaela, che ha definito la sentenza dei giudici polacchi come "un altro passo estremo contro i diritti fondamentali delle donne". "Vorrei sapere cosa intende fare la presidente von der Leyen contro la Polonia" ha aggiunto, sottolineando la necessità di fare ricorso agli "strumenti giuridici a disposizione in Ue" per fermare azioni che minano lo Stato di diritto e i diritti delle donne.
"Mi aspetto che la presidente Metsola risponda presto alla richiesta che abbiamo fatto di negare l'accesso al Parlamento europeo di alcune organizzazioni anti-aborto e anti-gender" perché, ha spiegato, "promuovono violazioni dei diritti fondamentali, in questo caso delle donne". Sulla stessa lunghezza d'onda l'europarlamentare dei verdi Alice Bah Kuhnke che si è chiesta dove fossero le "reazioni degli altri Stati membri" alla condanna dell'attivista polacca. "Siamo convinte che i diritti delle donne ai nostri corpi, il diritto all'aborto e il modo in cui i corpi delle donne stiano diventando il campo di battaglia in alcuni paesi in Europa", ha commentato l'eurodeputata della Sinistra Malin Björk, aggiungendo che questa "è una questione profondamente politica". Non garantire l'accesso all'aborto "è una violenza contro le donne inaccettabile in Europa e nel mondo - ha aggiunto l'europarlamentare dell'S&D, Maria Noichl -. Il mio corpo, il mio diritto: abbiamo lottato per questo in passato, lo facciamo ogni giorno, e lo faremo anche in futuro".
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