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Via libera all'avvio dei negoziati sul salario minimo con i governi

Commissione Ue, tema cruciale, bene plenaria

Redazione ANSA

BRUXELLES - Gli eurodeputati hanno deciso di avviare i colloqui con i governi dell'Ue su una direttiva che garantirà a tutti i lavoratori dell'Unione un salario minimo equo e adeguato. Il Parlamento europeo ha infatti approvato il mandato concordato dalla commissione per l'occupazione e gli affari sociali con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni. I negoziati possono iniziare non appena il Consiglio avrà concordato la propria posizione. La proposta di direttiva su un salario minimo mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie.

Gli eurodeputati propongono due possibilità per raggiungere questo obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell'80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento.

"Il Parlamento europeo ha votato a grande maggioranza la sua posizione sulla Direttiva per il salario minimo, migliorando significativamente il testo proposto dalla Commissione. Si tratta di un passo fondamentale verso la costruzione dell'Europa sociale per la quale stiamo lavorando". Così in una nota l'eurodeputato del Partito democratico, Pierfrancesco Majorino.

"Per la prima volta si pone a livello europeo la questione fondamentale del potere d'acquisto dei salari e lo si fa tenendo presente alcune questioni decisive che devono essere affrontate insieme: la questione della povertà lavorativa, l'esistenza oggi di salari insufficienti a garantire un tenore di vita dignitoso; il dumping salariale" ed "il fenomeno dei salari bassi" che "è evidentemente molto più accentuato in alcuni paesi europei, prevalentemente dell'est", prosegue l'eurodeputato.

"Ora la palla passa ai governi, che in Consiglio dovranno definire al più presto la loro posizione negoziale con la quale il Parlamento è già pronto a confrontarsi", spiega Majorino. "Bisogna fare presto e farlo bene, non abbassando i livelli di ambizione nella costruzione dei diritti sociali europei. Anche l'Italia deve fare la sua parte per mettere in campo misure che vadano nello stesso senso", conclude l'eurodeputato.

"Il via libera del Parlamento europeo al salario minimo è il punto di svolta per dar vita finalmente a un'Europa più sociale e più equa grazie al contributo decisivo del Movimento 5 Stelle che lo pose come condizione per il voto a Ursula Von der Leyen". Così in una nota l'europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Daniela Rondinelli. "L'approvazione di questo provvedimento era il primo punto del nostro programma per le elezioni europee del 2019, quindi possiamo con orgoglio dire: missione compiuta, anche perché il testo approvato oggi presenta elementi a dir poco rivoluzionari per il mercato del lavoro europeo e italiano", prosegue Rondinelli.

"Il salario minimo dovrà riguardare tutti i lavoratori anche i riders, gli stagionali, i tirocinanti e gli stagisti. Basta lavoratori sottopagati. Infine, viene rafforzata la contrattazione collettiva, ponendo un argine invalicabile ai contratti pirata, ed è stato eliminato ogni riferimento alla produttività come principio al quale agganciare la fissazione del salario minimo. Non dimentichiamo inoltre che il salario minimo porterà benefici anche alle imprese italiane che soffrono il dumping sociale e salariale dei loro competitori dell'Est Europa e aiuterà a contrastare l'odioso fenomeno delle delocalizzazioni", spiega l'eurodeputata 5 stelle. Adesso "ci aspettiamo che il Ministro del Lavoro Andrea Orlando difenda in sede di Consiglio l'ambiziosa posizione del Parlamento europeo. Auspichiamo che l'approvazione definitiva del salario minimo avvenga durante la Presidenza francese dell'Unione, nel primo semestre del 2022. Indietro non si torna", conclude Rondinelli nella nota.

"Ok all'avvio dei negoziati con il Consiglio sulla proposta di direttiva Ue su salari minimi adeguati, che non impone la definizione di un salario minimo europeo agli Stati membri, cosa peraltro vietata dai trattati, ma si pone l'obiettivo di favorire una convergenza verso l'alto delle retribuzioni minime, siano esse definite per legge o tramite contrattazione collettiva". Così in una nota l'europarlamentare della Lega, Elena Lizzi, componente della commissione per l'occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo.

"A dispetto di qualche aspetto positivo nel testo, come il tentativo di ridurre il dumping fiscale, abbiamo espresso preoccupazione per alcuni elementi su cui è necessario intervenire, a cominciare dalle parti che impongono eccessive condizionalità e oneri burocratici, rappresentando un'ingerenza nelle prerogative nazionali e delle parti sociali. Il nostro auspicio è che nei negoziati con il Consiglio questi riferimenti, che non ci convincono, vengano rimossi dal testo", spiega l'eurodeputata. "Anziché spingersi oltre le proprie competenze, l'Ue dovrebbe pensare a coinvolgere le parti sociali in maniera più strutturata e adeguata", conclude Lizzi.

"Contento che il Parlamento Ue abbia votato per cominciare i negoziati sul salario minimo europeo e il Coreper abbia convenuto sul testo. Ora puntiamo al Consiglio dei ministri Ue del Lavoro del 6 dicembre. Prossimo step: trilogo sotto la presidenza semestrale francese. I miei ringraziamenti alla presidenza slovena e alla commissione Politiche Sociali per il lavoro su questo argomento cruciale". Lo scrive, in un tweet, il commissario Ue alle Politiche del Lavoro Nicola Schmit.

 

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