La messa in scena di sei "quadri
radiocomandati" provvisti di ruote, disposti all'interno di un
circuito chiuso che attraversa tutte le sale dello spazio
espositivo: è The Painting Race, progetto espositivo e
performativo del trio di artisti Canemorto, a cura di Antonio
Grulli, in programma dal 26 gennaio al 16 marzo a Palazzo
Vizzani, sede dell'associazione Alchemilla, e realizzata
nell'ambito di Art City Bologna, il programma istituzionale di
mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune in
collaborazione con BolognaFiere in concomitanza di Arte Fiera.
The Painting Race mira a ribaltare la percezione comune dei
dipinti su tela, oggetti preziosi, statici e intoccabili che
normalmente vanno ammirati senza contatto fisico. All'interno
della mostra, al contrario, i dipinti diventano opere mobili, a
disposizione del pubblico per essere pilotati lungo il tracciato
che si snoda attraverso le suggestive sale settecentesche. Al
circuito, che visivamente evoca una scultura brutalista e
minimale, fanno da contraltare una serie di opere in tessuto,
dipinte a candeggina e realizzate su misura per inserirsi
all'interno delle specchiature già presenti sulle pareti delle
sale del Palazzo. Tramite questa dimensione ludica e
partecipativa, The Painting Race annulla le distanze canoniche
tra opere e visitatori, ironizzando sulle dinamiche fortemente
competitive che caratterizzano il contesto delle fiere d'arte.
Il pubblico, in questi casi generalmente relegato al ruolo di
spettatore passivo, diventa protagonista all'interno della
mostra, guidando le opere in solitaria oppure arrivando a
sfidare altri visitatori in una gara di "pittura su ruote".
Durante le giornate di Art City sono infatti in programma una
serie di gare performative a squadre pensate per mettere in
competizione dei rappresentanti di diverse categorie
professionali del mondo dell'arte.
Canemorto è un trio di artisti italiani anonimi, attivi dal
2007. Indossano maschere, parlano un idioma sconosciuto e
venerano una divinità canina chiamata Txakurra, diffondendo il
suo culto misterioso tramite opere "a sei mani" che sfruttano i
media più disparati.
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