Ci sono anche i ricercatori
dell'Università di Ferrara all'interno di un team internazionale
al lavoro per permettere di osservare la fusione di due stelle
nane bianche, fenomeno mai registrato prima nella nostra
galassia, per raccogliere più informazioni sulla vita e
sull'evoluzione di questi tipi di stelle.
Al raggiungimento di questo traguardo, sono impegnati -
spiegano dall'ateneo della città emiliana - i ricercatori
estensi e quelli dell'Icranet- International Center for
Relativistic Astrophysics Network; associati dell'Istituto
Nazionale di Astrofisica insieme a colleghi brasiliani
dell'Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais,
dell'Universidade Federal do Espírito Santo e dell'Universidade
Tecnológica Federal do Paraná.
"Il nuovo tipo di sorgente che saremo in grado di osservare
- argomenta Cristiano Guidorzi, professore del Dipartimento di
Fisica e Scienze della Terra dell'Università di Ferrara, tra gli
autori dello studio.- è la fusione di sistemi binari di nane
bianche. Una nana bianca è il risultato finale dell'evoluzione
stellare di stelle non particolarmente massicce, come il nostro
stesso Sole, aventi una massa confrontabile a quella del Sole,
ma concentrata in un volume pari a quello della Terra, quindi
oggetti estremamente densi. Nonostante si stimino essere molto
abbondanti - aggiunge Guidorzi - questi tipi di fusioni meno
catastrofiche sono finora sfuggite a ogni osservazione dei
telescopi attuali, in quanto privi della necessaria sensibilità"
La ricerca prevede che la luce prodotta dalle fusioni di
sistemi binari di nane bianche sarà osservata a partire dal 2025
dall'Osservatorio Vera Rubin, in Cile, nelle lunghezze di onda
dall'infrarosso all'ultravioletto.
"Se le previsioni saranno confermate, l'osservazione di
queste fusioni stellari consentirà approfondimenti senza
precedenti sui processi che ne governano la nascita ed
evoluzione", chiosa il dottor Jorge Rueda di Icranet, al momento
al lavoro al Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra di
Unife
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