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Il ritorno di Philippe Heerewege al Bologna Festival

Il ritorno di Philippe Heerewege al Bologna Festival

Il 26 maggio con l'Orchestre des Champs-Elysées

BOLOGNA, 25 maggio 2023, 15:02

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il 26 maggio alle 20.30 l'Auditorium Manzoni ospita Philippe Herreweghe con la sua Orchestre des Champs-Elysées per uno degli appuntamenti più attesi del Bologna Festival.
    Specialista delle prassi esecutive antiche, Philippe Herreweghe si avvale di un complesso orchestrale con strumenti originali di eccezionale versatilità e perfezione tecnica, da lui stesso fondato nel 1991 con lo scopo di restaurare l'interpretazione autentica della musica del Settecento. Da allora l'orizzonte si è allargato sino ad includere l'intero arco del XVIII secolo, da Beethoven a Bruckner, come il pubblico della manifestazione bolognese ha in più occasioni potuto apprezzare.
    Nella prima parte della serata si ascolterà il Concerto N.1 in do maggiore per violoncello e orchestra di Haydn, affidato all'estro interpretativo del danese Andreas Brantelid, mentre nella seconda parte veerà proposta la celeberrima Terza Sinfonia, Eroica, di Beethoven. Composto tra il 1761 e il 1765, il Concerto di Haydn si credette perduto; ritrovata una copia manoscritta nel Museo Nazionale di Praga, il brano è stato eseguito per la prima volta in epoca moderna nel 1962, sotto la direzione di Charles Mackerras.
    La partitura si richiama al modello del concerto barocco pur inserendo elementi della moderna forma sonata che lo stesso Haydn stava definendo nei suoi contorni formali. Partitura dai contorni mitici, la Sinfonia n.3 di Beethoven, diretta in pubblico per la prima volta nel 1805 dallo stesso autore, è chiamata "Sinfonia eroica, composta per festeggiare il sovvenire d'un grand'Uomo", scelto dal compositore in sostituzione del titolo iniziale, Bonaparte, alla notizia dell'incoronazione di Napoleone ad imperatore.
    Frutto di un lungo e ampio lavoro di elaborazione, revisione e trasformazione, la Terza segna un'epoca non solo nella produzione beethoveniana ma in tutta la storia della musica: un'opera di portata rivoluzionaria per la sua straordinaria inventiva e il trattamento della grande forma classica.
   

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