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Zaky, nuovo rinvio dell'udienza 'a causa del coronavirus'

Lo studente egiziano è in carcere da due mesi

Due mesi in carcere in Egitto per Patrick George Zaky. Quasi un mese dall'ultima volta che ha ricevuto la visita della famiglia. Nessuno sa come sta mentre anche al Cairo è deflagrata l'emergenza sanitaria legata al coronavirus che ora diventa motivo di ennesimo rinvio dell'udienza che deve decidere sul suo rilascio o sul rinnovo di altri 15 giorni di custodia in attesa di indagini. Un periodo che la famiglia chiede che il giovane passi a casa: soffre d'asma e la permanenza in una cella sovraffollata con la pandemia in corso è quanto meno "preoccupante". Amnesty International chiede l'immediato rilascio del ricercatore.

L'udienza sul caso di Zaky, lo studente di 28 anni che a Bologna frequentava un master europeo, era stata fissata al 6 aprile dopo tre rinvii di fila. Di fatto, spiegano gli attivisti che sostengono la sua causa, sono 15 giorni che il giovane è detenuto senza motivazioni legali poiché i giorni di detenzione cautelare precedentemente prescritti erano terminati il 23 marzo. E questa volta c'è un altro rinvio, il quarto, senza nemmeno una nuova data "ufficiale". "Agli avvocati di Patrick è stato detto di controllare la data della sessione di sabato 11 aprile". Quindi fra una settimana.

Il motivo del rinvio per questo e gli altri casi aperti, ha spiegato all'ANSA Hoda Nasrallah, tra i legali del ricercatore, è il coronavirus e la mancata possibilità di far comparire gli indagati davanti al giudice. L'ultima volta era stato promesso che al ricercatore sarebbero arrivati in cella i libri per studiare ma nessuno sa se questo sia accaduto. A Patrick, come agli altri detenuti, non è permesso ricevere visite per via della pandemia. In Egitto tra l'altro è scattato un coprifuoco serale-notturno per arginare i contagi. L'ultima volta che la famiglia lo ha brevemente visitato è stato il 9 marzo. Poi più nulla. Una situazione di impasse di cui Patrick è "ostaggio", tuona Amnesty International Italia.

"Sono passati ormai 60 giorni da quando Patrick è stato arrestato al Cairo - dice all'ANSA il portavoce Riccardo Noury - 60 giorni trascorsi nell'incertezza di sapere se la sua detenzione sarebbe stata prorogata o meno, un'incertezza peggiorata dalla situazione del Covid-19 in Egitto che ha di fatto sospeso le attività del sistema giudiziario". Patrick, prosegue Noury, da "asmatico dovrebbe essere immediatamente scarcerato, al di là della sua innocenza, oggi soprattutto per ragioni di salute". La famiglia di Zaky, spiegano gli attivisti della rete 'Patrick Libero', si impegna a comparire davanti all'accusa ogni volta che sarà necessario, purché Patrick possa trascorrere a casa il periodo necessario per le indagini. Il ricercatore è recluso a Tora, maxi complesso penitenziario alla periferia del Cairo, grande quanto un intero quartiere di Milano, con la temuta sezione di massima sicurezza 'Scorpione'. Tra le accuse che gli vengono rivolte quella di propaganda sovversiva.

Nell'Egitto reduce da due rivoluzioni (2011-2013) e un'instabilità causata da terrorismo islamico e proteste della Fratellanza musulmana messa al bando, la normativa prevede per questi reati una lunga pena detentiva. Al momento dell'arrivo al Cairo, due mesi fa, secondo i suoi legali Zaky avrebbe subito un interrogatorio con torture. Quadro che rievoca la tragedia di Giulio Regeni.

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