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Resilienza e cyber punk,l'Italia alla sfida Biennale

Melis presenta la sua architettura: "vogliamo far riflettere"

(di Silvia Lambertucci) ROMA

Genetisti e filosofi, scienziati dell'ambiente, ma anche teatranti e grande firme del fumetto, richiami al mondo del cyberpunk, suggestioni alla Blade Runner.
    Per il suo Padiglione Italia, che si apre al pubblico gioiosamente in presenza dal 22 maggio a Venezia, per la 17esima Mostra Internazionale dell'Architettura della Biennale, Alessandro Melis ha chiamato a raccolta le menti più diverse, scienza, arti, pensiero, matematica. Tutti, in forza del titolo che è appunto quello di "Comunità resilienti", con un comune obiettivo: quello di dimostrare che la resilienza, anche quella delle comunità urbane, sta nella capacità di diversificare, di plasmarsi e di rifondarsi. Come il genoma e come il cervello umano. Una "giungla abitata da strane creature", come la definisce il curatore, dove proprio in sintonia con la natura tutto è riciclato, "a impatto Co2 quasi a zero". E che in tempi di gravissima crisi ha potuto contare su un finanziamento statale di 600 mila euro al quale si sono aggiunte altrettante risorse garantite dagli sponsor. L'idea, spiega l'architetto da sempre impegnato sui temi dell'innovazione e della sostenibilità, è quella di una riflessione sullo stato dell'arte in tema di resilienza urbana, in Italia e nel mondo, attraverso l'esposizione di opere di architetti italiani, con un focus su metodologie, agronomia, biologia, arte e medicina.
    Impossibile non trovare - come già nel tema generale individuato per la Mostra da Sarkis (How will we live together? Come vivremo insieme?)- una forte connessione con il momento storico che stiamo vivendo, "cruciale", lo definisce l'architetto, con la crisi sanitaria che si è aggiunta all'emergenza ambientale.
    Circostanze per tutti noi inedite, difficili, drammatiche. Ma nello stesso tempo incredibilmente favorevoli, sostiene Melis, per lo sviluppo della creatività. Da qui l'idea di un Padiglione davvero ipercreativo, dove i confini tra le arti e quelli tra arte e scienza si confondono, in una interazione continua. Un Padiglione "delle possibilità, non solo per l'architettura", spiega, che "non offre dogmi bensì domande". E che esplora le marginalizzazioni "perché è spesso qui, nel rumore di fondo, che si trovano le soluzioni ai problemi".
    D'installazione in istallazione, tra i pannelli riciclati dall'edizione precedente, l' obiettivo principe è far riflettere, spiegare in modo chiaro, ma senza mai semplificare la complessità dell'esistente, il fatto che "lo status quo non è un'opzione", ribadisce l'architetto ringraziando il "coraggio" dimostrato dal ministero di Franceschini e dalla direzione generale arte e contemporaneità di Ninni Cutaia per aver supportato un lavoro che di fatto incita alla svolta, al cambiamento, a "trovare soluzioni locali per le sfide globali che siamo ormai costretti ad affrontare", come sottolinea accanto a lui lo stesso ministro.
    Tant'è, immagine dopo immagine, il racconto di questo progetto è un fiume in piena di concetti filosofici e scientifici, un inno alla ricerca e insieme un viaggio nel tempo e nello spazio ricchissimo di rimandi, di citazioni, di suggestioni. Che nel concreto della visita si tradurranno anche in percorsi esperienziali ed immersivi, grazie al contributo di creativi e maestri del settore come il fumettista Riccardo Burchielli, che offriranno "forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità d'ispirazione cyberpunk " per avvicinare il pubblico più giovane o il teatro con il Laboratorio Peccioli.
    E l'architettura? "Il suo ruolo è quello della regia", risponde Melis, di mettere insieme le idee per trovare soluzioni, per migliorare la qualità della vita. In questo particolarissimo percorso anche quello di stimolare il pensiero, di spingere il visitatore a interrogarsi "sui meccanismi di resilienza delle comunità", sulle soluzioni che più di altre hanno funzionato e che diventano una chiave di lettura prioritaria "per il recupero di interazione tra spazio urbano e territorio produttivo", per ritrovare la relazione spesso perduta nelle nostre città tra "la dimensione fisica e quella sociale".
    Un progetto che contiene in sé "tante sfide", sottolinea Franceschini , "una riflessione sulla capacità di trasformazione e di adattamento delle comunità italiane, ormai necessaria per rispondere localmente alle sfide globali. Non possiamo sottrarci". La prima sfida intanto è vinta, assicura il presidente della Biennale Roberto Ciccutto: dopo il rinvio di un anno fa, la Biennale Architettura si apre al pubblico in sicurezza, contando sull'esempio felice della Mostra del Cinema 2020. Certo con "qualche sacrificio", dal biglietto online a distanziamenti, tracciamenti, mascherine, sensi unici. "Ma esserci sarà importantissimo". (ANSA).
   

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