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Museo Salce, nuova sede per un tesoro da 50 mila manifesti

Museo Salce, nuova sede per un tesoro da 50 mila manifesti

A Treviso, in Chiesa di S. Margherita. Rinato anche il chiostro

TREVISO, 12 dicembre 2020, 18:08

di Luciano Fioramonti

ANSACheck

Museo Salce, nuova sede per tesoro 50 mila manifesti - RIPRODUZIONE RISERVATA

Museo Salce, nuova sede per tesoro 50 mila manifesti - RIPRODUZIONE RISERVATA
Museo Salce, nuova sede per tesoro 50 mila manifesti - RIPRODUZIONE RISERVATA

TREVISO - E' tornata al suo aspetto originario, con un minuzioso restauro, anche una parte del chiostro trecentesco della Chiesa di S. Margherita, a Treviso, nuova sede espositiva del Museo Nazionale Collezione Salce, considerata per i suoi 50 mila manifesti del 1800 e del 1900 una delle due raccolte più importanti al mondo di grafica pubblicitaria. L' inaugurazione del museo, prevista il 5 dicembre con l'apertura della grande mostra dedicata a Renato Casaro, artista trevigiano creatore dei manifesti per molti dei più importati film prodotti ad Hollywood, è stata però rinviata a quando le norme anticovid lo consentiranno.

La preziosa collezione costruita da Ferdinando Salce (Treviso 1877-1962) in una ricerca appassionata durata tutta la vita fu donata nel 1962, l'anno della sua morte, allo Stato. Tra i manifesti c'era anche il primo della raccolta, acquistato nel 1895 di straforo dall'attacchino comunale: lo aveva realizzato Giovanni Maria Mataloni per la Società Anonima Incandescenza a Gas brevetto Auer ed è considerato il primo cartellone italiano paragonabile, per come era stato concepito e realizzato, ai migliori esemplari europei. Al tesoro di 25 mila manifesti lasciati da Salce da allora se ne sono aggiunti altrettanti grazie a donazioni e acquisizioni che hanno consentito di proseguire la cronologia.

Nella nuova sede, che ha un'area multimediale espositiva di 450 metri quadrati, la consultazione del materiale è possibile grazie a una modalità robotizzata studiata appositamente e 'mutuata' dai sistemi dei grandi gestori mondiali del commercio. Con più di dieci anni di lavoro (e sei milioni di euro concessi in gran parte dal Mibact e dalla Regione) tutti i manifesti - alcuni di reclame risalenti al Settecento - sono stati classificati, fotografati e inseriti in un data base che possono consultare tutti. Pensati per il tempo circoscritto di una campagna pubblicitaria, i manifesti sono oggetti molto fragili che richiedono condizioni precise per poter sopravvivere. Nella ex chiesa medievale di Santa Margherita è stato creato il "Grande Totem", un fortino in cemento armato, studiato per resistere anche nel caso di un terremoto che facesse crollare la chiesa. All'interno 200 grandi cassoni metallici, montati su tre colonne alte due piani, conservano, distesi, i manifesti. Individuato il pezzo richiesto, il sistema robotizzato muove l'intero sistema di cassoni sino a condurre l'affiche al punto di consegna. Il Totem ospita anche il Laboratorio di Restauro che si prende cura di questo immenso, ma fragile mondo di carta.

Il chiostro venne distrutto il 7 aprile 1944 dalle bombe sganciate dalle fortezze volanti americane che rasero al suolo buona parte della città, provocando circa 1600 morti. Tre lati del chiostro vennero polverizzati; il quarto, attiguo alla chiesa, venne ridotto a macerie. "Quel poco che era rimasto di questo lato del chiostro è ora risorto'', dice Daniele Ferrara, direttore del Polo Museale Veneto. "Abbiamo individuato e recuperato le poche colonne originali superstiti e i brani architettonici ancora integri o leggibili - spiega Chiara Matteazzi, responsabile dell'intervento di restauro -. Di altre colonne non restavano che frammenti marmorei di nessun significato, se non come reliquie dell'evento bellico". Si è trattato di un ''paziente lavoro di anastilosi per ridare forma all'antico chiostro, recuperando ove possibile ogni materiale originale e integrando i resti con nuovi manufatti realizzati nelle forme di quelli scomparsi''.

La chiesa di Santa Margherita, soppressa nel periodo napoleonico, era molto cara alla comunità dei fiorentini che risiedevano a Treviso. Tra i personaggi illustri che vennero sepolti nel chiostro ci fu anche il figlio di Dante Alighieri, Pietro. Nato a Firenze nel 1300, Pietro fu giudice, poeta e commentatore. Risiedeva a Verona, ma morì nell'aprile 1364 a Treviso durante un soggiorno in città.

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