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Cinque anni dal sisma del centro Italia, da Art Bonus 600 mln

ANSA Incontra con Ales, appello alle aziende "Aiutateci"

Di Daniela Giammusso ROMA

Era il 24 agosto 2016, quando, in una notte d'estate, l'Italia si ritrovò spezzata in due dal terremoto. Era la prima di una lunga serie di scosse, che fino al 18 gennaio avrebbe contato 303 vittime e 41 mila sfollati tra Umbria, Lazio, Marche e Abruzzo. L'apice, una domenica mattina, il 30 ottobre 2016, esattamente cinque anni fa. Una furia che in cinque mesi ha distrutto e danneggiato fabbriche e abitazioni, ma anche 5 mila edifici di interesse culturale, con oltre 20 mila beni mobili da "salvare". Del loro destino - anche alla luce del recente annuncio del Commissario Giovanni Legnini secondo cui il processo di ricostruzione finirà solo nel 2031 - e di quanto si è fatto in questi anni per il loro recupero si parla nel nuovo Ansa Incontra, realizzato da ANSA in collaborazione con ALES e dedicato a "L'Art Bonus per il restauro dei beni danneggiati dal sisma 2016 nel centro Italia", in streaming oggi su Ansa.it. Un incontro, moderato dalla caporedattrice della redazione cultura dell'ANSA Elisabetta Stefanelli, anche per fare il punto sulla norma fiscale con 65% di credito di imposta introdotta nel 2014 che in Italia sta cambiando la cultura della donazione in favore del patrimonio. "È stato un terremoto devastante - ricorda oggi Paolo Iannelli, soprintendente speciale per le aree colpite dal sisma 2016 - La diffusione del danno impose subito strategie diverse, a partire dalla creazione di una sovrintendenza ad hoc. Soprattutto, appariva chiaro a tutti che i tempi di ricostruzione sarebbero stati lunghi e che bisognava salvare tutti quei beni mobili" rimasti "prigionieri" di crolli e macerie. "L'idea è sempre stata quella di riportarli, appena possibile, nei luoghi d'origine - dice - Laddove non si potrà ricostruire la chiesa originale, avremo un'altra destinazione culturale, ma comunque lì dove la gente li riconosce e dove sono nati". Già, perché, oltre al valore artistico, questi beni hanno prima di tutto un fortissimo valore identitario, spesso devozionale, come testimoniano oggi i racconti in arrivo dai depositi costruiti ad hoc dove temporaneamente "risposano" la pala d'altare della Basilica di S. Francesco d'Assisi o il Reliquiario di San Benedetto da Norcia. A Rieti, racconta ancora Iannelli, il laboratorio di restauro delle opere si è fatto in piazza, tra grandi vetrate, così che tutti potessero continuare a vederle. Ed è proprio nell'emergenza che l'Art Bonus è diventato ancor di più un modo per farsi avanti, per aiutare concretamente il proprio territorio. In quei mesi, "per la prima volta abbiamo allargato la possibilità di donare anche per beni ecclesiastici non di appartenenza pubblica - ricorda Lorenzo Casini, Capo gabinetto del Ministro della Cultura - Era una delle richieste che registravamo sin dall'inizio. Oggi - aggiunge - lavoriamo perché in futuro si possano includere le fondazioni private, ma fruite dalla collettività". La norma, spiega, Carolina Botti, ad Ales spa direttrice e referente Art Bonus per il Ministero della Cultura, ha "creato un'autostrada di semplicità, trasparenza e facile interlocuzione tra pubblico e privato" rendendo "possibile il desiderio concreto di molti di aiutare la propria comunità". Lo dimostrano anche i numeri. "A oggi - aggiunge il presidente e ad di Ales Spa, Mario De Simoni - abbiamo raccolto oltre 600 milioni di euro e le donazioni non si sono fermate neanche durante la pandemia. In tutto, contiamo oltre 2.100 enti beneficiari, 24 mila mecenati di cui più di 15 mila sono persone fisiche. Abbiamo 4.600 progetti sul nostro sito (artbonus.gov.it), di cui 2 mila già chiusi". Tanti, ma, incalza De Simoni, "credo sia il momento per lanciare un appello alle aziende di tutta Italia perché intervengano con l'Art Bonus in aiuto alle aree sismiche". E per il futuro, si potrà proteggere il nostro patrimonio? "Stiamo lavorando a una carta del rischio" che incrocia i dati sulla "vulnerabilità dei beni con il dato della pericolosità del territorio", racconta Marica Mercalli, direttrice generale sicurezza del patrimonio culturale per il Mic. "Al momento - dice - abbiamo già 200 mila beni schedati. Il Pnrr poi ci mette in mano due armi: la creazione di depositi di sicurezza in punti strategici, prevista nel Recovery Art" e un "piano nazionale di miglioramento antisismico".

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