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Divine creature, l'arte incontra la disabilità

Ai Musei Vaticani 10 capolavori reinterpretati con la fotografia

Marzia Apice CITTA' DEL VATICANO

 

CITTA' DEL VATICANO - Non è solo la bellezza, ma la forza del messaggio cristiano e l'umanità prorompente che dalle opere tocca il cuore a rendere un'esperienza speciale la mostra Divine creature, allestita nella hall d'ingresso dei Musei Vaticani dal 23 gennaio al 3 marzo e accessibile gratuitamente. L'idea alla base del progetto, pensato da Adamo Antonacci (Stranemani International) e da lui realizzato con Silvia Garutti e il fotografo Leonardo Baldini, è di raccontare con l'ausilio di alcuni ragazzi disabili le tappe salienti della vita di Gesù, dall'Annunciazione alla Resurrezione, reinterpretando 10 capolavori dell'arte sacra.

Con il loro corpo, con il volto e le espressioni, i bambini e i ragazzi coinvolti e le loro famiglie si sono trasformati nei soggetti immaginati dai grandi pittori, divenendone nuovi protagonisti e incarnando con particolare efficacia il messaggio di un Cristo che dialoga anche con gli ultimi. Ecco allora che grazie a Pietro, Sara, Gabriele, Benedetta e tutti gli altri, tornano a nuova vita l'Annunciata di Palermo di Antonello da Messina (1476), l'Annunciazione (1609) e la Cena di Emmaus di Caravaggio (1606), l'Adorazione del Bambino di Gherardo delle Notti (1620), l'Angiolino musicante di Rosso Fiorentino (1521), Il bacio di Giuda di Giuseppe Montanari (1918; questa è l'unica tela originale presente nella mostra perché conservata nei Musei Vaticani), l'Ecce Homo di Lodovico Cardi detto 'il Cigoli' (1607), Cristo e il Cireneo di Tiziano (1560 circa), il Lamento sul Cristo morto di Mantegna (1475-80), il Trasporto di Cristo al Sepolcro di Antono Ciseri (1870).

La mostra, approdata nei Musei del Papa dopo essere stata presentata al Museo dell'Opera del Duomo di Firenze, è frutto di un progetto nato nel 2016 e durato circa un anno, che ha coinvolto 3 associazioni (Noi da grandi; Special Olympics; Cooperativa sociale Matrix Onlus). Ciò che colpisce non è soltanto l'assoluta fedeltà delle fotografie agli originali pittorici grazie a un'accuratissima post produzione (tutte le immagini sono esposte accanto alle riproduzioni delle opere originali, ad alcuni oggetti di scena e foto del backstage), ma l'emozione che proviene osservando il contributo di verità apportato dai ragazzi. Alta è infatti la qualità del loro lavoro, svolto come 'professionisti': non si sono semplicemente messi in posa, ma hanno 'sentito' la scena rappresentata, comunicando i propri sentimenti. Viene da pensare che senza il loro impegno e la loro sensibilità non sarebbe bastato l'aiuto dei circa 20 tecnici fra truccatori, costumisti, scenografi, direttori delle luci e della fotografia che hanno preso parte all'iniziativa.

"Gli episodi della vita di Gesù vengono raccontati da persone vere, non da attori o modelli professionisti, ma da disabili che spesso la società mette ai margini. Ora loro divengono protagonisti", spiega all'ANSA la curatrice Micol Forti, sottolineando che "la mostra sarà a ingresso gratuito nella hall dei musei per favorire la partecipazione di tutti, anche delle associazioni". "Con l'arte del passato ci si può confrontare perché è viva", prosegue, "e il corpo nella fotografia interpreta gesti ed espressioni in modo unico. Questo modo unico ci permette di farci nuove domande a cui dovremmo rispondere". "Era mio dovere portare questa mostra nei Musei del Papa", afferma Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, "si tratta di prodotti artistici di alta fotografia, capaci di toccare il cuore. Non sono copie di opere ma originali accanto ad originali".

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