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"Leggere", gli scatti 'rubati' di McCurry

"Leggere", gli scatti 'rubati' di McCurry

Fino al 7/1 a Roma la prima grande mostra tematica del fotografo Usa

11 dicembre 2017, 20:33

Daniela Giammusso

ANSACheck

Mostre: 'Leggere ' e gli scatti rubati di McCurry - RIPRODUZIONE RISERVATA

Mostre:  'Leggere ' e gli scatti rubati di McCurry - RIPRODUZIONE RISERVATA
Mostre: 'Leggere ' e gli scatti rubati di McCurry - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - Gli occhi sono marroni. Non verdi come quelli di Sharbat, la ragazza afgana fotografata nel '94 e sua più celebre protagonista. Ma lo sguardo è altrettanto intenso sotto il velo nero ricamato. Nelle mani, impolverate di bianco, un libro. Mai parola scritta e immagine sono state tanto ''sorelle'' come in ''Leggere'', ultimo lavoro della star internazionale della fotografia Steve McCurry, che da volume (in Italia per Mondadori Electa) è diventato una mostra, dopo il debutto al Brescia Photo Festival, ora a Roma, fino al 7 gennaio allo spazio WeGil, il nuovo hub recuperato dalla Regione Lazio storico edificio fascista Gil a Trastevere.

Un viaggio in 40 immagini, a cura di Biba Giacchetti, che McCurry ha raccolto negli anni in ogni angolo del mondo, in cui protagonisti sono appunto lettori ''comuni'', colti nel loro momento più umano e ''intimo''. ''Leggere - spiega la curatrice - è in assoluto la prima grande mostra tematica di Steve McCurry. Prende le mosse da un omaggio ad Andrè Kertez'', il fotografo ungherese che ''McCurry ha conosciuto personalmente e che viveva nel suo stesso condominio a New York.

Qui ci invita a osservare, quasi silenziosamente, quanto accade in questo universo traslato, in cui le persone abbandonano il proprio presente, anche drammatico, per essere totalmente assorbite da altro. McCurry le spia con noi, in una conferma del potere della lettura di astrarre dal presente e di condurre in un mondo a parte, personale e segreto''. Ecco allora che le foto, esposte in un'installazione di Peter Bottazzi e accompagnate dall'antologia di scritti scelti da Roberto Cotroneo, raccontano dell'anziano venditore indiano, che in strada, accucciato dietro i sacchi della sua merce, dimentica tutto e tutti rapito dalle pagine del suo volume. Ma si legge ovunque, anche zone di guerra, nelle scuole a cielo aperto mentre il maestro spiega alla lavagna o nel pieno di disastri ambientali.

Da Cuba all'Italia, dall'India agli Stati Uniti, l'Afghanistan o l'Africa, non importa cosa accada intorno. Persi in un proprio ''altrove'', negli scatti di McCurry si legge a letto con la luce che filtra dalla finestra, rilassati nella jungla accanto a un elefante, tra le opere d'arte di un museo o con il portabagagli aperto, forse in attesa del resto della famiglia con le valigie. Legge la donna Kaaran con il suo lunghissimo collo di anelli dorati e la giovane orientale sulla panchina di un parco. Il calzolaio in bottega tra decine di scarpe appese e i monaci buddisti seduti in preghiera.

McCurry, commenta Cotroneo, ''è un uomo che vede tutto, che guarda, che ascolta. Andando a cogliere l'essenza delle cose, ma senza spezzare mai il loro corso naturale, senza interrompere la vita che scorre, anche quando scatta un ritratto posato. Nel caso della lettura si tratta di entrare nel mondo delle persone e fermare un momento di grande intimità, un momento di vulnerabilità del soggetto''. E si riscopre, come scriveva Tiziano terzani, che è vero, i libri sono i migliori compagni di viaggio, anche nella vita: ''parlano quando si ha bisogno, tacciono quando si vuol silenzio. Fanno compagnia senza essere invadenti. Danno moltissimo, senza chiedere nulla''.

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