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Restaurato dipinto di Giacomo Cavedone

Restaurato dipinto di Giacomo Cavedone

Presentazione domenica nell'ambito del progetto 'Quadri sacri'

BOLOGNA, 11 ottobre 2019, 13:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Sarà presentato domenica alle 10 a San Pietro in Casale il restauro del grande dipinto di Giacomo Cavedone Trinità e santi custodito nella chiesa di San Michele Arcangelo di Cenacchio, nell'ambito del progetto per il recupero del patrimonio artistico 'Quadri sacri', varato nell'ultimo biennio dalla Fondazione Carisbo in collaborazione con l'Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici della Curia Arcivescovile di Bologna e con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio. Alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni locali e del parroco don Pietro Vescogni verranno fatte rivivere le varie fasi del restauro nel racconto a cura di Angelo Mazza, Conservatore delle Collezioni d'Arte e di Storia della Fondazione, e del restauratore Alberto Rodella. Misteriosa è la storia antica di questo grande dipinto di oltre tre metri di altezza: l'immagine era pressoché illeggibile e i danni provocati dal tempo e dagli uomini hanno lasciato segni nelle ampie cadute di colore lungo la fascia inferiore.
    Eppure la composizione che, nella rappresentazione della Trinità, sovrappone il Padreterno a braccia spalancate, la colomba dello Spirito santo e la figura sbiancata del Crocifisso dall'impressionate ferita sul petto che cola sangue rivela una forza iconica frutto di un'esaltata visione mistica. A interpretarla, come mostra lo stile essenziale e violento, è Giacomo Cavedone, allievo di Ludovico Carracci e interprete di un rinnovato sentimento religioso, personaggio chiave della cultura artistica a Bologna nella prima metà del Seicento.
    Il restauro ha restituito un testo figurativo di notevole importanza storico-artistica, oltre che religiosa, ma soprattutto ha sottratto l'opera a un destino di lenta e inesorabile scomparsa. Il progetto 'Quadri sacri' si propone di recuperare, nel territorio diocesano bolognese, opere dimenticate, perlopiù appartenenti a luoghi periferici segnati dallo spopolamento, le cui comunità non sono più in grado di provvedere alla salvaguardia del patrimonio artistico ingente.
   

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