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La Tunisia del sud in sette tappe, dalle oasi a Djerbahood

La Tunisia del sud in sette tappe, dalle oasi a Djerbahood

Percorsi fra natura, storia società, cinema e condivisione

ROMA, 22 giugno 2022, 19:06

di Francesca Pierleoni

ANSACheck

La Tunisia del sud in sette tappe, dalle oasi a Djerbahood - RIPRODUZIONE RISERVATA

La Tunisia del sud in sette tappe, dalle oasi a Djerbahood - RIPRODUZIONE RISERVATA
La Tunisia del sud in sette tappe, dalle oasi a Djerbahood - RIPRODUZIONE RISERVATA

In Tunisia "coesistono due mondi. Quello del nord, più vicino alla vita europea, e quello del sud, dove resta fondamentale il rispetto della tradizioni ... e un popolo senza tradizioni è come una pianta senza radici". Lo spiega Jalel Oueghlani, guida turistica da oltre 25 anni, ansioso di condividere le bellezze della sua terra dopo due anni di stop quasi totale per il Covid. Una ripartenza, sulla quale, fra i primi operatori a puntare a livello internazionale c'è il gruppo Nicolaus (azienda turistica nata in Puglia nel 2003 che ha acquisito anche il marchio Valtur nel 2018 I Viaggi del Turchese nel 2020 ndr). Utilizzando come 'base' l'isola di Djerba e il Valtur Djerba Golf Resort & Spa si propongono anche percorsi sui 'Tesori del sud' per quei turisti che oltre a cercare spiaggia a suq avessero voglia di scoperte tra storia e cinema, natura e condivisione culturale.
    Un'immersione nella quale non mancano le tappe sorprendenti, eccone sette: Lo Chott El Djerid: lago salato di oltre 5.000 kmq, per una lunghezza di 250 km circa ed una larghezza di 20 km, tra Douz e Tozeur. Una distesa composta da cristalli di sale su un fondo di sabbia e argilla: d'estate è completamente secca e la superficie cambia continuamente colore, dal verde al bianco neve, dal rosso all'arancio, per l'interazione tra pioggia, sale e sabbia.
    Luogo di grande suggestione famoso per i suoi miraggi (evocati dalla canzone di Franco Battiato e Alice, I treni di Tozeur) è stato fra le location scelte da George Lucas per Guerre Stellari, dove è diventato ambientazione dell'igloo della famiglia adottiva di Luke Skywalker.
    Museo etnografico Dar Cherait di Tozeur: primo museo privato nato in Tunisia, nel 1990 dall'allora sindaco della città, Abderrazak Cherait. Costruito sul modello di un'abitazione borghese, attraverso le stanze che si aprono sulla corte interna, ripropone scene e luoghi di vita quotidiana tunisina del 19/o secolo, con una suggestione di suoni e un'ampia esposizione di vasi, abiti, armi, monili libri, quadri, oggetti personali e strumenti di lavoro: dalla vita famigliare in casa (con le diverse realtà fra uomini e donne) alla scuola coranica, dall'hammam all'ufficio del notaio.
    L'oasi di Tozeur: chi è ancora legato all'idea dell'oasi come una mini zona verde tra le dune qui ha modo di ricredersi, ritrovandosi in un'immensa area lussureggiante, da visitare in modo ideale a piedi o in bicicletta Sono 1.050 ettari strappati al deserto, con oltre 400.000 palme da dattero (ogni anno se ne producono tra le 25.000 e le 30.000 tonnellate), ma anche, fra gli altri, frutteti di albicocchi, fichi, melograni e banani.
    Oltre 200 sorgenti e pozzi artesiani (con una portata totale di 700 litri al secondo) forniscono acqua all'oasi, che è la fonte principale di lavoro e guadagno della città. L'Oasi di Chebika: a 50 km da Tozeur, è una delle tre oasi di montagna più famose della Tunisia insieme a Mides e Tamerza. Ha origine, dallo Wadi Khanga che sgorga dalle pendici del versante meridionale della catena del Jebel en- Negueb. Vi si era sviluppato un antico insediamento romano, poi un villaggio berbero, che dopo l'alluvione di fine anni '60 è stato abbandonato dagli abitanti, spostatisi più a valle. Si possono visitare le abitazioni di pietra e argilla e percorrere i sentieri fra palme e laghetti fino alla sorgente tra le rocce che crea una cascata. "E' uno dei miei luoghi preferiti in Tunisia - spiega Jalel - per il contrasto fra i colori, fra il verde delle palme e l'ocra delle rocce, fra deserto e acqua, deserto e vita".
    Douz, chiamata anche la porta sul Sahara: è una piccola città sorta intorno a un'oasi, alla quale si arriva attraverso un viale contornato da alberi di eucalipto. Vi vivono ancora i Mrazig, tribù di pastori nomadi, che il giovedì anima anche un grande mercato. E' uno dei principali punti di partenza per vivere l'esperienza del deserto con gite e escursioni (a sud ci sono solo dune di sabbia fino al confine libico) e dal 1960 ospita in dicembre il Festival del Sahara, per il quale arrivano tribù nomadi da vari territori dell'Africa settentrionale.
    Quattro giorni per scoprire l'arte locale, tra mostre, musica, una fiera del libro e proiezioni.
    Le case troglodite di Matmata: villaggio berbero a sud di Tunisi, caratterizzato da paesaggi lunari (è stata un'altra fra le location di Star Wars) e abitazioni realizzate scavando nella roccia una grande fossa centrale, attorno alla quale venivano creati i vari ambienti. Nate come rifugio dalle incursioni dei predoni e dal caldo del deserto, oggi sono principalmente un'attrazione turistica dove si viene accolti da componenti della comunità barbera (che non vive stabilmente nelle strutture, con l'esclusione di una decina di famiglie). E' possibile gustarvi il pane cotto in forni a pietra esterni accompagnato da condimenti, olive e frutta e, come bevanda, il tipico the alla menta.
    Djerbahood: 'museo' di street art a cielo aperto creato a Erriadh, sull'isola di Djerba. E' nato nel 2014 con l'evento, al quale hanno partecipato 150 artisti di 30 nazionalità (sono state create oltre 250 opere), organizzato da Mehdi Ben Cheikh, direttore della galleria d'arte Itinerrance di Parigi.
    Un'iniziativa, parte dell'impegno per il restauro architettonico di Erriadh, che custodisce un patrimonio culturale giudaico e musulmano, tornata nel 2022, animata da cinquanta artisti fra i quali Swoon, Inti, Tinho, Elveed, Addfuel, Ardif, David de la Mano e Alexisdiaz, Shepard Fairey.
    "La Tunisia - spiega all'ANSA Gaetano Stea, Direttore Prodotto e Operations del gruppo Nicolaus - risponde molto bene al ritorno del senso e la voglia del viaggio, anche internazionale, che stiamo riscontrando dopo due anni di covid".
    E' una meta sul Mediterraneo "che attira per il suo grande valore storico e naturalistico. E' a sole due ore di viaggio dall'Italia e anche a livello di costi rimane molto competitiva". 
   

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