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A Boston l'Apollo nero di Singer Sargent

A Boston l'Apollo nero di Singer Sargent

Ragazzo dell'ascensore divenne musa, forse amante, dell'artista

NEW YORK, 10 marzo 2020, 18:03

Alessandra Baldini

ANSACheck

A Boston l 'Apollo nero di Singer Sargent - RIPRODUZIONE RISERVATA

A Boston l 'Apollo nero di Singer Sargent - RIPRODUZIONE RISERVATA
A Boston l 'Apollo nero di Singer Sargent - RIPRODUZIONE RISERVATA

NEW YORK - Bello come un dio greco: John Singer Sargent, il ritrattista delle elite nordamericane di primo '900, ebbe per anni, all'insaputa dei più, una musa. Thomas McKeller, un ragazzo afro-americano che lavorava al Copley Hotel di Boston azionando gli ascensori per i danarosi clienti, fu l'ispirazione di innumerevoli affreschi e dipinti dell'artista, nato a Firenze e celebre per aver evocato nei suoi quadri l'opulenza dell'età edoardiana.

"Boston Apollo: McKeller e Singer Sargent" all'Isabella Stewart Garden Museum rivela questa storia finora sconosciuta. Al centro sono i disegni preparatori per il ciclo di affreschi della rotonda del Museum of Fine Arts di Boston in cui Sargent ritrasse McKeller in varie versioni del pantheon di età classica. Non il solo soggetto per cui l'"Apollo nero" fece da modello: il pittore, che lo usò per il "Soldato della Prima Guerra Mondiale" sulla scalinata della biblioteca di Harvard, diede il corpo di Thomas a uno dei presidenti di inizio secolo dell'ateneo, A. Lawrence Lowell. In tutti questi esempi, McKeller non appare mai come nero. "Sargent trattò il corpo di Thomas con cura, imbiancando però oltre al volto anche la storia e la vita di questa persona", ha detto Nikki A. Greene del Wellesley College.

L'origine della mostra è del tutto fortuita: Nathaniel Silver, uno dei curatori del museo, nel cercare nei magazzini opere di un altro artista, si è imbattuto in una grande cartella contenente nove disegni a carboncino e una litografia di Sargent, quasi tutti ritratti di un unico uomo di colore: "Era chiaramente la stessa persona e decisi di saperne di piu'". Silver scoprì così che McKeller fece da modello a Sargent tra il 1916 e il 1921 per una serie di commissioni del Museum of Fine Arts e rimase nei libri paga dell'artista per circa un decennio."Mi colpì perché il soggetto era chiaramente un nero, a differenza dei murali in cui è raffigurato. Le pose erano le stesse dei bozzetti, ma Sargent ne aveva completamente trasformato la razza e in qualche caso il genere". Ulteriori ricerche hanno rivelato che la relazione tra Sargent e McKeller durò a lungo. Impossibile confermarlo, ma un'ipotesi è che tra i due ci fosse una relazione che andava oltre a quella di lavoro.

Amanti o no, "siamo convinti che McKeller scatenò per Sargent un livello di creatività che non riusciva a trovare con altri modelli", ha detto Silver al New York Times. Sargent donò i disegni probabilmente intorno al 1921 a Isabella Stewart Gardner, la fondatrice del museo che sta per tornare alla ribalta anche per un'altra ragione: il 18 marzo sarà il 35/o anniversario del celebre furto di 13 dipinti tra cui un Vermeer e un Rembrandt che non ha mai trovato soluzione.

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