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Giambologna di Fischer brucia alla Brant Foundation

Giambologna di Fischer brucia alla Brant Foundation

"Third Dimension" esplora le sculture della raccolta del tycoon

NEW YORK, 08 novembre 2019, 20:55

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Alessandra Baldini) Un Giambologna di cera di Urs Fischer con l'amico Rudolf Stingel spettatore: entrambi bruceranno lentamente assieme a una sedia nella nuova mostra della Brant Foundation Art Study Center, la seconda nello spazio industriale ricavato nel Lower East Side di Manhattan in quello che fu per anni lo studio di Walter de Maria.
    "Third Dimension: Works from The Brant Foundation", aperta al pubblico dal 13 novembre, presenta oltre 20 artisti centrali nella raccolta messa insieme dall'industriale del media Peter Brant negli ultimi 50 anni.
    La copia in cera del "Ratto delle Sabine" (l'originale e' alla Loggia dei Lanzi a Firenze) e' un clone di quella che lo stesso Fischer fece bruciare nel 2012 alla Biennale di Venezia.
    Con lo stesso concetto l'artista svizzero ma trapiantato a New York ha ritratto in cera Leonardo DiCaprio con i genitori George e Irmelin: la scultura si sta sciogliendo da Gagosian a Parigi.
    La scorsa primavera la Fondazione, la cui sede storica e' a Greenwich nel Connecticut, aveva dedicato la mostra inaugurale del nuovo spazio a Manhattan a Jean Michel Basquiat: dai finestroni del nuovo museo praticamente si vedeva l'appartamento di 68 East First Street dove Jean Michel si era trasferito a pochi mesi del primo viaggio in Europa per esporre a Modena da Emilio Mazzoli. Stavolta il focus sono sculture e installazioni.
    Tra gli artisti Carl Andre, un colossale John Chamberlain (Fuccimanooli del 1990), Dan Flavin, Claes Oldenburg , Kenny Scharf, Oscar Tuazon, Andy Warhol e Franz West. Una quarantina di piccioni imbalsamati (l'installazione "Turisti" del padiglione italiano alla Biennale di Venezia del 1997) guardano da un cornicione "Untitled" del 2011: il monumentale Giambologna, lo spettatore Rudi e una sedia da oggi bruciano inesorabilmente attraverso una serie di stoppini incorporati nelle sculture. "Alla fine della mostra saranno sciolti completamente", ha detto all'ANSA Allison Brant, direttrice del centro e figlia del tycoon.
    La panoramica punta i riflettori sull'arte del nostro tempo ma anche su mezzo secolo di collezionismo d'arte a New York: lavorando con galleristi come Leo Castelli e John Weber, il 72enne Brant (marito della modella Stephanie Seymour), comincio' a raccogliere giovanissimo sculture minimaliste e post minimaliste, cominciando con Giant Blue Shirt with Brown Tie di Claes Oldenburg e The Diagonal, May 25, 1963 (To Robert Rosenblum) di Dan Flavin, quest'ultima donata nel 1974 al Metropolitan Museum. Il Brant Art Study Center è in se stesso parte di un fenomeno. Uno dei nuovi musei privati che stanno aprendo negli Stati Uniti e che includono la Hill Art Foundation di Chelsea, il Glenstone in Maryland alle porte di Washington e la collezione Broad a Los Angeles, è stato fondato dal collezionista come gemello urbano della sede principale in Connecticut, attualmente in ristrutturazione e che riaprira' in primavera.
   

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