È un viaggio nel poliedrico mondo dell'arte contemporanea che porta ad esplorare le tematiche sociali che riguardano l'essere umano, con la sua emotività, i suoi problemi esistenziali, i suoi orientamenti di genere e la necessità di scavalcare le rete delle convenzioni e di liberarsi da ogni etichetta, la mostra che venerdì 7 marzo apre nelle sale del palazzo Reale di Milano.
"Da Cindy Sherman a Francesco Vezzoli, 80 artisti contemporanei", questo il titolo, è un inedito percorso di 16 tappe che, attraverso 150 opere provenienti dalla collezione di Giuseppe Iannaccone, avvocato penalista da sempre appassionato di arte, scandaglia le tante sfaccettatura dell'umanità in senso generale, e in particolare dell'universo femminile, con i problemi e le questioni che si è portata dietro, soprattutto negli ultimi trent'anni.
Promossa dal Comune di Milano con l'assessorato alla Cultura, da Palazzo Reale e dalla Fondazione Giuseppe Iannaccone, e organizzata da Arthemisia, l'esposizione, in calendario fino al 4 maggio, è a cura di Daniele Fenaroli e si è avvalsa del supporto scientifico di Vincenzo de Bellis. Allestita in 11 sale, poste al piano terra di Palazzo Reale, la rassegna rappresenta un'occasione speciale per esplorare argomenti sempre attuali ma visti attraverso gli occhi di artisti tra i più noti a livello internazionale.
"È meraviglioso guardare la storia dell'arte e vedere - dichiara Giuseppe Iannaccone - come gli artisti abbiano sempre esplorato i sentimenti, le emozioni, i piaceri e i tormenti degli esseri umani. Un'epoca segue l'altra, gli artisti si adattano ai fattori sociali ed economici della scena mutevole, inventando nuove forme di poesia. Ma il cuore umano resta lo stesso e riesco a vedere un'essenza comune, una componente poetica condivisa, in ogni periodo dell'arte".
Ad aprire la riflessione, cominciando da quella sulla identità femminile, sul corpo e la sua libera disponibilità, è Cindy Sherman, icona della Picture Generation, con alcune foto della serie Untitled Film Stills. Da qui si snoda un intinerario i cui temi cruciali - dagli orientamenti di genere a quelli legati alla cultura o alle tradizioni di appartenenza - sono indagati e rappresentati secondo la sensibilità di ciascuno degli artisti. Si va dai lavori più emblematici di Francesco Vezzoli, Nan Goldin, Lisetta Carmi, Lisa Yuskavage, Piotr Uklanski, e Grayson Perry, opere che si confrontano in un dialogo articolato sul corpo, sulla ricerca di individualità, a quelli di Tracy Emin e Lisa Yuskavage con ritratti di donne in pose provocatorie che ostentano desiderio e bellezza, davvero differenti e al contempo con molte similitudini. Immagini, queste, contrapposte a quelli di Shadi Ghadirian che ritraggono figure femminili nascoste dietro un chador. Si affronta anche il rapporto tra uomo e animale, simbolo della natura, con le opere di Paola Pivi, Matthew Barney e Allison Katz e le problematiche sociali tra cui disuguaglianze, ingiustizie, dinamiche di potere e di oppressione con Adrian Paci, Marinella Senatore, Massimo Bartolini e l'artista curda Zehra Doğ.
Tra gli altri protagonisti della mostra ci sono Mario Ontani con le sue immagini che oscillano tra il sacro e il profano e Banksy con la sua Ballerina: una denuncia della militarizzazione dell'infanzia e delle violenze, ormai normali, della società contemporanea.
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