La Gam, Galleria d'arte moderna di
Milano, ospita da domani fino al 17 dicembre la prima
esposizione in un'istituzione europea dell'artista americana
Suzanne Jackson, dal titolo 'Somethings in the World'.
La mostra, curata da Bruna Roccasalva, offre uno sguardo
sulla ricerca che l'artista porta avanti da più di cinquant'anni
e ne ricostruisce i nuclei fondamentali. L'insieme delle 27
opere - dai dipinti onirici degli anni Settanta alle
sperimentazioni radicali delle più recenti 'anti-canvas' -
restituisce la complessità e l'evoluzione di una ricerca che
accompagna il visitatore all'interno dell'universo dell'artista,
evocando allo stesso tempo un confronto e un dialogo con il
contesto della Gam e le opere della collezione permanente: dal
neoclassicismo di Canova, ai dipinti divisionisti di Segantini,
Previati e Pellizza da Volpedo.
Nella prima sala si possono ammirare opere di periodi diversi
come "Ma-Yaa" (1994-98), "Nine, Billie, Mingus, Monk's" (2003),
entrambe mai esposte prima d'ora, e "Singin', in Sweetcake's
Storm" (2017) che mettono in luce la stratificazione come
aspetto centrale, non solo dal punto di vista tecnico e
materiale, ma anche in termini iconografici e di significato.
All'amore per la natura, che attraversa tutto il lavoro
dell'artista, è dedicata la seconda sala con un'ampia selezione
di opere inedite su carta che hanno come uniche protagoniste
delle foglie (dalla serie "Idyllwild leaves", 1982-84). Mentre
"Somethings in the World" (2011), un'opera in larga scala qui
esposta per la prima volta, dimostra come l'amore per la natura
si traduca per l'artista anche in una costante attenzione al
riciclo e al riutilizzo di materiali di recupero, tra cui la
"Bogus paper", una carta dismessa e recuperata sui set teatrali.
La quarta sala è dedicata all'aspetto più scultoreo del
lavoro di Jackson e in chiusura ci sono le produzioni pittoriche
più recenti, una serie di lavori che consistono in densi strati
di acrilico puro che fa sia da medium che da supporto, come
"Rag-to-Wobble" (2020) e il monumentale "Deepest ocean, what we
do not know, we might see?" (2021).
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