"Prima di parlare di turismo non possiamo non esprimere sgomento per quello che accade a livello umanitario". È la premessa da cui parte il presidente di Astoi Pier Ezhaya parlando dei risvolti della guerra in Israele sul settore dei tour operator e agenzie in un'intervista durante il Ttg Travel Experience in corso a Rimini, alla fine di un anno che per il turismo organizzato era stato di grande ripresa.
"Come sempre accade nel nostro settore in queste situazioni abbiamo notato che c'è una sorta di rallentamento della domanda che riguarda tutte le destinazioni. Questo si verifica quando accade un evento così violento, lo abbiamo già visto con il Bataclan a Parigi o nel caso di attentati, è come se la gente si sentisse a disagio a prenotare una vacanza. C'è una emotività molto forte all'inizio che poi tende a diluirsi, osserviamo giorno per giorno", rileva. Inoltre sulla destinazione Israele tutti hanno cancellato i viaggi, sono circa quindici gli operatori di Astoi che programmano la destinazione. "Però questo fenomeno - rileva - si sta allargando ai Paesi circostanti, in particolare la Giordania e l'Egitto, i nostri soci stanno ricevendo molti annullamenti, in questo momento irrazionali, perché non sono coinvolti Paesi nel conflitto, non hanno subito attentati né ci sono sconsigli della Farnesina ma in ogni caso è quello che accadendo".
"Purtroppo l'emotività delle persone - aggiunge Ezhaya - porta poi alle cancellazioni: almeno per le partenze immediate di ottobre notiamo un calo del 10-12%, in questo periodo comunque tra rallentamento generale della domanda e cancellazioni si arriva a -15%". Per quanto riguarda dicembre e Natale, secondo Ezhaya non si può fare altro che attendere come evolveranno gli eventi. "Siamo un po' preoccupati, - dice - ovviamente capiamo che li c'è un problema, ma non possiamo neanche dire che tutti i paesi musulmani siano oggetto di cancellazioni, altrimenti arriviamo fino all'Indonesia. La maggior parte degli operatori ha Israele nella gamma delle destinazioni del programma, solo qualche operatore che fa viaggi a matrice religiosa ha solo quella come destinazione".
Nel complesso il 2023 per il settore, che attende ancora i 39 milioni di euro per i gravi danni dovuti al periodo pandemico, è stato un anno di grandi soddisfazioni: "Ci ha preso per mano e ci ha riportato finalmente alla normalità, abbiamo ripreso a programmare in tutto il mondo. A livello di ricavi abbiamo fatto tra il 5 e il 5% in più e a livello di passeggeri un po' meno del 5%, ma è spiegato dall'inflazione. Hanno viaggiato meno clienti ma hanno speso di più. Insomma siamo attorno alla boa del 2019. Quanto alle mete, hanno fatto scacco matto il Nord Africa con fortissimi Tunisia e ancor di più Egitto, che dovrebbe chiudere a 700mila italiani in vacanza, anche in estate. Ottima domanda su East Africa ed è tornato il Giappone.
E il grande boom delle crociere".
I viaggi organizzati e le vacanze nei villaggi in Italia e nel Mediterraneo - ragiona Ezhaya - hanno visto questa estate una notevole crescita nei mesi di giugno e settembre, complice il caro prezzi nei mesi centrali dell'estate. "Giugno e settembre hanno registrato delle crescite rispetto al 2019 quasi del 15%, mentre in agosto sono stati replicati i numeri del 2019, quindi vediamo che la crescita è più spalmata sulle spalle dell'estate, sempre a causa dell'inflazione molto forte che ha spinto molti consumatori a spostare la vacanza quando costa meno. Certo per destagionalizzare veramente bisognerebbe toccare i calendari scolastici".
Infine un appello al governo e al ministero: "Noi vorremmo che il piano strategico annunciato in pompa magna trovasse un atterraggio concreto. I piani senza i fondi sono bellissimi libri, ma non diventano realtà. Noi invece abbiamo bisogno di far diventare questo settore un'industria e non più un settore così polverizzato e così figlio di folate di vento ogni volta diverse. Come associazione siamo a disposizione perché all'interno abbiamo dei player molto importanti che funzionano nei loro settori". Quanto al Pnrr, "è stato dedicato pochissimo al turismo, più o meno un paio di miliardi. La Spagna, che è molto più avanzata di noi, ha messo 25 miliardi".
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