(di Luciano Fioramonti)
Un pittore con la tavolozza che
guarda il mondo attraverso il filo spinato. E' intitolato Incubo
o Autoritratto l' olio su cartone dipinto nel 1944 da Osvaldo
Peruzzi che nella doppia chiave di lettura esprime lo stato d'
animo dell' autore per la sua condizione di recluso nel carcere
del Missouri dove dopo l' arresto ad Hammamet nel 1943 scontò la
detenzione da prigioniero di guerra fino al 1945. Il quadro
occupa un posto particolare tra le opere scelte da Massimo
Duranti e Andrea Baffoni per la mostra ''Osvaldo Peruzzi.
Splendore geometrico futurista'' che la Galleria d' Arte Moderna
di Roma ha prorogato fino al 19 novembre, anticipazione della
esposizione estesa anche alla stagione post futurista in
programma nel 2024 alla Fondazione Livorno per ricordare i venti
anni dalla morte di uno degli ultimi militanti del movimento di
Filippo Tommaso Marinetti. Nella città toscana dove la famiglia
si era trasferita da Venezia un' anno dopo la sua nascita nel
1907, Peruzzi si affermò come un personaggio non secondario
dell' avanguardia degli anni Trenta e Quaranta. Nella selezione
dei circa 30 dipinti realizzati fino al 1944 c' è anche
Aeropittura (1934), esposta al Guggenheim di New York nella
grande mostra sul Futurismo realizzata nel 2014. ''Un preciso
segno distintivo del Futurismo - osservano i curatori - a
cavallo fra la prima stagione 'eroica' e gli sviluppi successivi
che porta direttamente alla fase dell'idealismo cosmico e ai
preludi astratti''. Era stato proprio il fondatore del movimento
ad includerlo nel 1933 tra gli artisti dell' omaggio a Umberto
Boccioni alla Galleria Pesaro di Milano. Peruzzi si era
avvicinato ai futuristi guardando ai lavori di Fillia, Bruno
Munari e in modo più specifico a Ettore Prampolini, al quale lo
legano parecchie assonanze. I suoi quadri, più che al taglio
naturalistico del nuovo modo di guardare il mondo codificato dal
manifesto dell' Aeropittura firmato nel 1929 da Giacono Balla,
Gerardo Dottori e altri, rimandano ai temi prampoliniani
incentrati sulle emozioni interiori, le geometrie e lo spazio,
l' universo e l'idealismo cosmico. Peruzzi, a sua volta, aveva
indicato nel manifesto ''Plastica dell' essenza individuale''
del 1941 le linee della sua visione futurista sganciata ''da
ogni ricerca spasmodica della verosimiglianza, mirando invece
all' essenza e allo stato d' animo del soggetto''. Il suo
splendore geometrico anche nei lavori dedicati alla musica e al
ballo ''vuole liricizzare - osserva Duranti - l' estetica
futurista originariamente riferita alla macchina ad altri
oggetti-soggetti tramite le geometrie più ardite, policentriche,
sovrapposte in piani così da creare ritmi di linee e forme''.
Non è casuale che la Galleria d' Arte Moderna di Roma offra
contestualmente la possibilità di approfondire la produzione
pittorica ma soprattutto gratica e di progettazione
architettonica dell' artista che fu un suo punto di riferimento
nella mostra Laboratorio Prampolini Laboratorio #2 in programma
fino al 14 gennaio 2024. Con la morte di Marinetti nel 1944 e
la fine ufficiale del movimento, Peruzzi continuò a seguire il
suo percorso fedele ai principi della esperienza artistica
precedente dedicandosi al paesaggio urbano e marittimo livornese
e alla grafica seriale fino alla morte nel 2004, a 97 anni.
Massimo Duranti, che ha curato in passato molte mostre del
pittore, lo ha definito appunto ''l' ultimo futurista''. In una
lettera del 1958 anche Benedetta Cappa, la moglie di Marinetti,
lo ringraziava per le sue opere apprezzandole appunto come
''un' altra testimonianza del periodo lirico ed eroico
futurista''. La mostra di Roma riunisce opere provenienti da
collezioni pubbliche e private accanto alla produzione storica
ma poco conosciuta messa a disposizione dalla famiglia
dell'artista, grazie alle figlie Stella e Cristina, con la
collaborazione della Fondazione Primo Conti di Fiesole che
possiede l'Archivio Peruzzi donato dall'artista.
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