"Siamo chiamati a fare i conti con ondate di calore che superano i 35-40 gradi all'ombra - ha spiegato Palliotti - e questo crea fotoinibizione, bruciature degli acini, disidratazioni spinte che arrivano anche a mettere a rischio la stessa sopravvivenza dei vigneti". Tra i rimedi che possono mitigarne gli effetti c'è, secondo il docente, "il caolino, una sorta di argilla bianca che viene spruzzata sulle chiome delle viti e crea una patina bianca che riflette la luce e abbassa le temperature anche di 8-10 gradi".
Suggerimenti chimici che l'esperto fornito ai produttori insieme ad altri accorgimenti tecnici.
Alla domanda se invece è pensabile andare sempre più verso una viticoltura sostenibile, Palliotti ha spiegato che dipende "dalle condizioni ambientali". "In zone collinari, ben esposte e ventilate - ha aggiunto - si può fare un'ottima viticoltura sostenibile con quasi zero chimica, nei fondovalle con terreni e vegetazioni vigorose è praticamente impossibile".
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