Nel vigneto un tavolo di legno di
18 metri che ospita 'cruderie' di mare come carpacci e tartare,
salumi come salsicce e prosciutto di tonno, girello di pesce
spada: da poco meno di un mese, a picco sul mare, è l'ultima
proposta di Lavinum Wine Resort, a Monte di Procida (Napoli). Un
modo - spiega Michele Scotto Lavina, 55 anni, che col fratello
48enne Mario, si misura da qualche tempo nella sfida di
ritrovare sapori autentici - "per tentare di offrire percorsi
originali ai visitatori". Una strada tracciata 7 anni fa circa
dal punto di vista agricolo e da poco più di due anni e mezzo
per la ristorazione (un centinaio di posti) e l'accoglienza.
L'azienda parte dall'antica cantina restaurata dopo un lungo
periodo di oblio, ritornata nel suo splendore, nella tipica
struttura flegrea. 'Viticoltura eroica' sui terrazzamenti ripidi
e stretti dove vengono prodotti Falanghina, Biancolella e
Piedirosso per vini vulcanici. Wine Experience ogni sabato, con
percorso guidato tra i vigneti sul cratere spento di
Torregaveta, per conoscere la storia di questo cellaio,
approfondire la conoscenza delle tecniche di viticoltura e la
natura geologica dei suoli vulcanici. Sosta sulla 'Summa Cavea'
con aperitivo con i vini Lavinum, poi discesa a valle e il
programma continua proponendo due opzioni: sosta sulla terrazza
panoramica sospesa tra la vigna Biancolella e il mare, con
degustazione di tapas preparate dallo chef Christian Guida, in
abbinamento ai vini Lavinum; sosta ai tavoli del dehor
panoramico con menù degustazione dei piatti di Guida.
"Lavinum è un microcosmo con più identità che convivono in
armonia - spiegano gli imprenditori - è soprattutto una storia
di felice rinascita. In origine è stata una struttura rurale
dell'Ottocento, un cellaio tipico dei Campi Flegrei, incastrato
nel tufo giallo del cratere spento di Torregaveta, sull'alto
costone adagiato sulla spiaggia di Acquamorta. Progettata per la
vitivinicoltura". Caduta nell'oblio per la sua posizione
difficile. I fratelli Scotto Lavina, armatori di Monte di
Procida, se ne sono innamorati fino al punto di progettare la
rinascita del luogo. Nel 2018 partono i lavori di recupero dei
terrazzamenti che accolgono i vigneti, ripidi e difficili da
lavorare. Si avvia anche il restauro della struttura in tufo,
incastrata nella collina. "Oggi Lavinum è un progetto di vita
che assorbe ogni energia, un wine resort flegreo - aggiunge
Michele Scotto Lavina - con vista sulla costa di Monte di
Procida, sui laghi vulcanici del Fusaro e di Lucrino. Terre
ardenti, forgiate dai vulcani che con la loro furia le hanno
modellate". Lavinum oggi vuol dire tre ettari fra vigneto, orto
e una cinquantina di alberi di olivo (andranno in produzione fra
qualche anno).
Nel grande cellaio dell'antica casa cantina ci sono le due
sale del ristorante. In cucina c'è il giovane chef, classe 1990.
I suoi piatti mettono insieme le più identità del territorio
flegreo, i prodotti del mare, l'orto e quella degli animali da
cortile. Tra questi un classico sono i bucatini al ragù di
coniglio e le pennacce alla genovese. Con la bella stagione la
cucina di mare prende il sopravvento. L'arte bianca e le
lievitazioni sono un'altra passione di Christian Guida. Al piano
superiore vi sono quattro camere per l'ospitalità del D&B mentre
al piano terra si scende qualche gradino per accedere alla
cantina dove avvengono le fermentazioni e l'affinamento dei vini
seguiti dalla consulenza dell'enologo Gianluca Tommaselli. Si
coltivano i vitigni Falanghina, Biancolella, Piedirosso e
Primitivo, a favore di quattro etichette: Jenesta, Zizzinella, e
poi due rossi, uno morbido da uve Primitivo, e Fareniello il
Piedirosso. Zizzinella 2023 è l'ultimo nato, frizzante 'metodo
ancestrale', dall'idea di Michele Scotto Lavina che ha voluto
riportare nel cellaio uno spumante ottenuto così come facevano i
vignaioli che animavano questo luogo.
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