Si percepisce orgoglio e fatica nelle storie dei viticoltori del Sannio nel beneventano, promotori di quella che loro stessi definiscono un''agricoltura eroica'. Protagonista assoluto della zona è la Falanghina, vitigno poco amato nel passato, finito per diventare il più caratterizzante nello scenario produttivo sannita e campano. Tanto da aver conquistato il riconoscimento "Città europea del Vino 2019" assegnato ai 5 comuni Castelvenere, Guardia Sanframondi, Sant'Agata dei Goti, Solopaca e Torrecuso; un evento festeggiato nel road show di Cia Agricoltori Italiani "Il Paese che vogliamo".
I numeri della Falanghina sannita parlano chiaro: 12 mila ettari di vigneto, 3 denominazioni di origine e 1 indicazione geografica per più di 60 tipologie di vini; un patrimonio con 900 ettari di vigne specializzate solo a Castelvenere, tra i più vitati d'Italia; e poi 10 mila aziende produttrici di uva e 160 cantine con 2.500 lavoratori. Aziende e cooperative che hanno saputo crescere con umiltà e determinazione, come Il Poggio della famiglia Fusco, tra le più dinamiche e all'avanguardia della zona grazie alla lungimiranza di Carmine e Marco e ai loro notevoli investimenti. Si avvale dell'enologo Franco Bernabei e di suo figlio Matteo.
C'è poi la Cantina di Solopaca, tra le più antiche della Campania, con oltre 100 mila ettolitri di vino ai primi posti nella produzione regionale, con un fatturato di 10 milioni di euro. Come anche La Guardiense, la più grande realtà cooperativa della Campania, che punta sempre di più su qualità e ricerca, realizzando un'area dedicata alle sperimentazioni. Con 1.500 ettari di vigna, 200 mila quintali di uve con due 2 vitigni principali, falanghina e aglianico, la Guardiense produce 5 milioni di bottiglie. Si tratta del più grande produttore al mondo di falanghina in tutte le varianti, dai vini fermi a quelli spumantizzati, al passito; il tutto con la consulenza di Riccardo Cotarella, che segue La Guardiense dal 2007.
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Cia