"Ci vuole coraggio" con la nuova
Commissione Ue che uscirà dalle prossime elezioni, "perchè serve
una profonda revisione della Pac. Quello che abbiamo ottenuto
finora è importante ma non basta". Oggi "o noi cambiamo
letteralmente la Politica agricola comune riportando un focus
sul mercato o noi abbiamo troppe aziende agricole esposte alle
speculazioni e alle fluttuazioni del mercato", senza dimenticare
i danni provocati dai cambiamenti climatici.
Lo ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimiliano
Giansanti, al forum ANSA.
"La Pac oggi in vigore - ha detto - è stata immaginata 4 anni
fa in un'era geopolitica decontestualizzata che non ha tenuto
conto degli effetti del Covid e di quelli delle guerre. Quindi
questa Pac oggi non è moderna, non è attuale, non rende
competitive le nostre imprese. È stata fatta una revisione a
seguito di una serie di azioni forti di lobby condotte da tutte
le associazioni agricole. Questa Pac è molto più burocratica
rispetto alla precedente. Ha limitato del 10% la capacità
produttiva, il che significa che i cittadini europei o mangiano
il 10% in meno o questa Politica agricola è riuscita a
dichiarare quasi guerra a quell'agricoltura che dovrebbe
proteggere, per aumentare le importazioni da fuori Europa", in
contrasto con gli standard "elevatissimi che abbiamo in Europa
sulla qualità delle nostre produzioni e dei processi
produttivi".
Secondo Giansanti occorre poi spingere sulla scienza e sulla
ricerca applicata. Per esempio l'utilizzo di piante resistenti
alla siccità e ad alcune malattie. "Stiamo sperimentando nella
campagna pavese un riso resistente agli effetti del cambiamento
climatico grazie alle tecniche di evoluzione assistita, le Tea.
Bisogna aprirsi all'innovazione nel rispetto dell'etica e della
sicurezza dei consumatori".
E sul cibo di laboratorio: "La nostra posizione è netta e
chiara, siamo contrari non perchè ci spaventa la competizione
sul mercato, ma perchè credo che non sia comparabile un prodotto
legato alla natura rispetto ad uno ottenuto in laboratorio. Ma
soprattutto c'è un rischio geopolitico perchè i prodotti
ottenuti in laboratorio hanno un brevetto industriale alla base
e questo diventa una chiave per entrare nei mercati dei Paesi
più poveri. Allora il cibo non può essere elemento di vantaggio
per costruire competitività politiche che non possono
appartenere a nessuno. Mentre l'agricoltura genera democrazia".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA