Ceste vuote, essiccatoi spenti e
futuro mai così incerto per il Marrone del Mugello (Firenze).
Nei 15mila ettari di castagneti "tormentati dagli sbalzi
climatici e feriti dall'alluvione dello scorso maggio - spiega
Coldiretti Firenze - le piante secolari sono in grande
sofferenza ed il marrone scarseggia come poche altre volte nella
storia": "E' un'annata nerissima per la più importante economia
di montagna che garantisce reddito e sopravvivenza di 500
imprese agricole dell'area mugellana che raccolgono e
commercializzano i marroni. La stima è pesante con la produzione
complessiva che sarà più che dimezzata".
"Quelli che erano i timori e le preoccupazioni degli
agricoltori all'indomani dell'infausto evento alluvionale di
maggio si sono materializzati - spiega Cesare Buonamici,
Presidente Coldiretti Firenze -. Sono migliaia le frane, gli
smottamenti e scivolamenti del terreno per effetto delle piogge
eccezionali che hanno interessato centinaia di ettari di
castagneti in parte oggi ancora inaccessibili. Lo stress
provocato da questi fenomeni ha creato grandissima sofferenza
alle piante, per lo più secolari, che oggi sono spoglie di ricci
e frutti. Se a questo enorme handicap ci aggiungiamo un
andamento climatico non favorevole il quadro è purtroppo
completo". In Mugello, ricorda l'associazione, il settore della
castanicoltura genera un volume d'affari tra i 7 e gli 8 milioni
di euro senza contare la filiera della ristorazione e del
turismo che moltiplica il suo valore e genera nuove economie
funzionali ed importanti per la montagna e la sua promozione.
Nelle tasche degli agricoltori queste risorse mancheranno quasi
del tutto. "Il marrone è per il Mugello come il Chianti lo è per
Firenze o il Brunello per Montalcino. - va dritto al sodo Arturo
Raffini, storico castanicoltore di Piancaldoli nel comune di
Firenzuola - Questa annata è da calamità naturale. Una
situazione simile l'abbiamo vissuta con il Cinipide galligeno,
nel 2014, quando la produzione era stata azzerata. La capacità
di produrre reddito è essenziale per evitare l'abbandono di
questi territorio incentivare il suo ripopolamento. Molte
aziende, come la mia, si sorreggono sulla castanicoltura".
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