Il gruppo triestino si è occupato, in particolare, del monitoraggio e della quantificazione delle risorse idriche sotterranee e ciò che emerso è il fatto che le precipitazioni invernali/primaverili - non solo quelle estive - sono molto importanti per la ricarica idrica dei terreni per la vite.
Inoltre è stato evidenziato che negli anni come quello in corso, in cui anche in inverno c'è carenza di precipitazioni, ci si trova in una situazione di estrema criticità durante il periodo estivo.
"L'estate 2022 - spiega Luca Zini, docente di idrogeologia all'Università di Trieste - ha evidenziato che la produzione può essere mantenuta anche con un certo livello di stress idrico nella vite. Minimi quantitativi d'acqua forniti al vigneto nei momenti giusti permettono di tenere alta la produzione e gli standard di qualità. Nel futuro ci dovrà perciò essere sempre più sinergia tra il mondo della ricerca e le usuali pratiche agricole messe in atto dai viticoltori". I dati raccolti dalle attività di ricerca dei sei partner del progetto sono stati resi disponibili su una piattaforma on-line utilizzabile da agricoltori, studenti e ricercatori.
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