Tra le soluzioni sviluppate dalle 2 527 startup spiccano l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse (per il 30% delle start up), la tutela degli ecosistemi terresti e d'acqua dolce (21%), gli investimenti per incentivare stili di vita e pratiche sostenibili (17%), l'aumento di produttività e resilienza dei raccolti ai cambiamenti climatici (17%); e ancora favorire il turismo sostenibile e le produzioni locali (16%), tutelare i piccoli produttori (12%), ridurre eccedenze e sprechi alimentari lungo la filiera (11%), assicurare una remunerazione equa (8%) e promuovere l'accesso equo alle risorse idriche (7%).
Guardando alla concentrazione delle startup agrifood orientate alla sostenibilità, la Norvegia risulta al primo posto (25 realtà di cui il 60% sostenibili), seguita da Israele (119 e 58%), Nigeria (64 e 50% sostenibili), Polonia (20 e 50%).
L'Italia si trova al ventitreesimo posto con 85 startup di cui il 35% sostenibili). Sul fronte dei finanziamenti, invece, il 40% è rappresentato da startup sostenibili con una raccolta di 6,4 miliardi di dollari e una media di 7,3 milioni di dollari per azienda. Al primo posto ci sono gli Usa, seguiti da Asia e dalle realtà europee che hanno raccolto finanziamenti per 911 milioni di dollari (il 14% degli investimenti totali in startup sostenibili) e una media di 4,1 milioni di dollari per startup.
Il finanziamento complessivo ottenuto in Italia è di 16 milioni di dollari, con un capitale medio di 1,6 milioni di dollari.
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