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Nocciole italiane è boom. Aumentate del 6,3% le vendite nella Grande distribuzione nel 2019

Ismea, picco più alto al Nord-Ovest con 12 milioni di spesa su 38 milioni

Redazione ANSA ROMA

ROMA - Sarà per il gusto e per le proprietà nutrizionali, ma l'acquisto di nocciole da parte delle famiglie italiane è volato: le vendite del prodotto confezionato presso la Grande distribuzione sono aumentate del 6,3% nel 2019 rispetto all'anno precedente, per un valore di 38 milioni di euro. A dirlo sono i dati Ismea che fotografano questo settore dalle grandi potenzialità.

A registrare il picco più alto delle vendite, segnala l'Ismea, è il Nord-Ovest con 700 mila kg e un valore di 12 milioni di euro. Acquisti che si registrano durante tutto l'anno e non solo a Natale: nel 2019, infatti, i dati del consumer panel di Ismea evidenziano un aumento della spesa del 6,9% rispetto al 2018, favorita anche dall'aumento delle vendite in promozione (+5,2%) e da un prezzo medio in calo (-2,3%).

L'Italia, ricorda l'Ismea, rappresenta il secondo player mondiale in questa coltivazione, alle spalle della Turchia. Nel 2019 gli ettari sono stati 86 mila ettari, con una prevalenza geografica in Lazio (29%), Piemonte (28%) e Campania (25%). Si tratta delle aree da cui hanno origine anche le varietà più note e tradizionali tanto da poter vantare la protezione comunitaria in quanto Dop e Igp: le più rappresentative sono la Tonda Gentile delle Langhe Igp che da sola costituisce il 90% della produzione certificata di frutta in guscio italiana a denominazione, che nel 2018 contava oltre 8 mila tonnellate per un valore di 29 milioni di euro e poi la Nocciola di Giffoni Igp e la Tonda Romana Gentile Dop. Un settore sul quale però bisogna molto lavorare, caratterizzato da un saldo della bilancia commerciale italiana negativo.

Nell'ultima campagna il deficit è cresciuto del 75% arrivando a 90 milioni di euro. Le ragioni, spiega Ismea, si devono al fatto che la domanda da parte dell'industria dolciaria è superiore di circa un terzo alla produzione nazionale, determinando quindi la necessità di importare nocciole. Il futuro dei corilicoltori italiani appare segnato: valorizzare le produzioni facendo leva su qualità e origine per sfuggire a dinamiche di mercato internazionali che vedono spesso i prezzi a bordo di montagne russe mozzafiato.

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