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I risultati della ricerca biotech vanno portati in campo

I risultati della ricerca biotech vanno portati in campo

Appello manifesto "Cibo per la mente" a ministro Bellanova

ROMA, 16 settembre 2019, 15:03

Redazione ANSA

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Riaprire le porte della sperimentazione in campo ai risultati della ricerca pubblica sulle nuove biotecnologie in agricoltura. Questo l'auspicio di Cibo per la mente, il Manifesto per l'innovazione nel settore primario che riunisce 14 associazioni dell'agroalimentare italiano (Aisa, Agrofarma, Assalzoo, Assica, Assitol, Assobiotec, Assofertilizzanti, Assosementi, Compag, Cia, Confagricoltura, UNAItalia, Uniceb, Unionzucchero).

In Italia gli stanziamenti pubblici in ricerca e sviluppo in agricoltura sono diminuiti del 37,6% tra il 2008 e il 2016 (fonte Confagricoltura), passando da 441 a 275 milioni di euro.

"Nell'augurare buon lavoro alla Ministra Teresa Bellanova, raccogliamo con entusiasmo e spirito di collaborazione le aperture al dialogo sul tema delle nuove tecnologie agricole", afferma Deborah Piovan, portavoce di Cibo per la mente, nel sottolineare che "chiuse nei laboratori delle università italiane sono già disponibili soluzioni che potrebbero rilanciare e rafforzare colture determinanti per il settore agroalimentare italiano: dal riso al pomodoro, dal mais agli alberi da frutto".

Le ricerche sul riso condotte dai ricercatori dell'Università di Milano, ad esempio, hanno permesso di individuare i geni che potrebbero rendere alcune varietà tipiche quali il Vialone nano, l'Arborio e il Carnaroli, resistenti al brusone, un fungo capace di causare ingenti perdite produttive. Sul fronte della competitività delle filiere, il caso del mais è a sua volta emblematico. Nei 10 anni tra il 2006 e il 2016 l'import di mais in Italia è cresciuto del 71% a fronte di un crollo dell'export del 68%. Nello stesso arco di tempo il valore della produzione è diminuito del 23,1% e l'autoapprovvigionamento di un prodotto fondamentale per le filiere d'eccellenza dei prodotti Doc, Dop e Igp, è sceso dall'80% al 60% (dati Nomisma, Agrifood Innovation Index di Nomisma, 2018). "Consentire ai nostri ricercatori di poter proseguire in pieno campo i progetti avviati - conclude Piovan - rappresenterebbe un segnale forte di fiducia nell'innovazione e il più alto riconoscimento all'eccellenza della ricerca italiana che, nonostante le polemiche e il calo dei finanziamenti, non si è mai fermata in questi anni".

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