Dryfarming, selezione delle varietà,
conoscenza del terreno e lettura della stagionalità. Sono queste
le quattro radici per la coltivazione in risposta al cambiamento
climatico evidenziate in occasione della nona edizione della
Fiera di Vita in Campagna, dedicata agli hobby farmer, i
coltivatori della domenica che si chiude oggi a Montichiari
(Brescia). Per Marta Cipriani, esperta in orticoltura per la
storica rivista specializzata: "Dobbiamo modificare il nostro
approccio all'agricoltura, rieducare il coltivatore al terreno e
alla selezione delle varietà di piante più adatte a sopravvivere
in un contesto di carenza di risorse idriche. Con l'irrigazione
artificiale si è persa la conoscenza di come le piante possono
reagire alla mancanza d'acqua, invece dobbiamo tornare a
selezionare le sementi delle varietà che si dimostrano in natura
più resilienti, a interpretare la stagionalità alla luce delle
mutate condizioni climatiche e a intervenire sulla lavorazione
del suolo per favorire la ricarica delle falde acquifere e
limitare la dispersione idrica nel terreno".
Sempre in termini di conoscenza mentre cresce la passione
degli italiani per il biologico, stando ad una indagine condotta
dalla storica rivista condotta su più di 2.800 agricoltori per
passione, gli hobby farmer sono promossi, ma con riserva. Se la
maggior parte degli appassionati è in grado di determinare
correttamente se una pratica è biologica o meno, sono ancora
molti i miti da sfatare e i temi da approfondire. È questo il
caso, per esempio, dell'utilizzo della cenere di legna per la
fertilizzazione del terreno, una pratica ritenuta utile da 3
intervistati su 4, ma che aumenta l'alcalinità del suolo
rendendolo inadatto alla coltivazione di molte piante. La cenere
inoltre è totalmente priva di azoto, un minerale prezioso per la
vegetazione.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA