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Città del Vino lancia in 407 municipi l'Urban Food Planning

Città del Vino lancia in 407 municipi l'Urban Food Planning

Modello Toronto e Bristol, piani regolatori "pret à manger"

ROMA, 21 marzo 2017, 11:30

Redazione ANSA

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Città e campagna saranno più vicine e più integrate con l'Urban Food Planning, un nuovo strumento di pianificazione e riorganizzazione dei territori a vocazione enogastronomica. L'Urban Food Planning è un modello di rioganizzazione di città e territori che sta incontrando un clima di favore nel mondo anglosassone, in particolare in Canada e Regno Unito. Toronto si è attestata come leader in Nord America, l'inglese Bristol lo pratica dal 2011, mentre in Italia questo filone dell'urbanistica e della gestione ambientale muove i primi passi in Italia grazie a un ambizioso progetto delle Città del Vino, illustrato oggi alla cerimonia dei 30 anni dell'associazione nazionale. Progetto che rappresenta la naturale evoluzione dei Piani Regolatori del Vino. L'Urban Food Planning è la nuova frontiera dello sviluppo sostenibile di città e aree metropolitane, un programma complesso che parte da valutazioni semplici e quotidiane: il cibo, al centro della nostra vita, ha evidenti connessioni con l'ambiente e il paesaggio, pone questioni di democrazia alimentare, problemi per i Paesi ricchi (es. diabete e obesità), costi occulti per il sistema sanitario ed è volano per le economie locali ma anche motivo di viaggio e scoperta dei territori. Sulla base di tali implicazioni le Città del Vino stanno promuovendo tra i 407 Comuni associati questo innovativo strumento di programmazione urbanistica e rurale che mette l'agricoltura al centro del futuro. A curare il progetto per le Città del Vino è Davide Marino, professore di "Economia del Gusto" all'Università del Molise. "Col nuovo approccio il cibo e l'agricoltura divengono elementi centrali di una città o di una rete di Comuni e territori - conclude Marino - per un nuovo assetto delle funzioni paesaggistiche, economiche, sociali, ambientali, culturali e logistiche. A Milano, Parma e Torino si sta sperimentando la food policy, che qualifica la qualità del cibo, delle mense, ma altra cosa - precisa infine l'esperto - è la pianificazione attorno al cibo, intesa come un'estensione dei piani regolatori".

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