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Gli astici soffrono nel ghiaccio, è maltrattamento

Cassazione, ma cucinarli vivi è 'consuetudine sociale' e si può

Redazione ANSA

ROMA - Anche astici e aragoste in attesa si essere portati in tavola provano dolore e un conto è cucinarli quando sono ancora vivi (una "consuetudine sociale"), altro è conservarli in modo da arrecare loro "sofferenze causate dalla detenzione".

Ragion per cui commette reato di maltrattamenti di animali chi li conserva in modalità impropria, come ha fatto un ristoratore di Campi Bisenzio, che conservava i crostacei sotto ghiaccio e con le chele legate. La Cassazione ha così confermato la sanzione per 5mila euro, nonché il risarcimento danni alla Lav.

"Non può essere considerata come una consuetudine socialmente apprezzata", scrive la Cassazione, il detenere questa specie di animali "a temperature così rigide, tali da provocare sicure sofferenze" se ci sono "sistemi più costosi" per conservarli in maniera più rispettosa. Non costituisce invece reato di maltrattamento il cucinarli vivi. Infatti, "la particolare modalità di cottura può essere considerata lecita in forza proprio del riconoscimento dell'uso comune".

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