MILANO - Parte dalla Bergamasca la scommessa delle torri aeroponiche: rivoluzionaria, perchè in grado di cambiare il concetto stesso di coltivazione domestica e non solo. A lanciare la sfida Eleonora Masseretti e Alexander Hornung, gestori dell'agriturismo Casa Clelia a Sotto il Monte.
E che hanno deciso di importare in Lombardia una tecnologia già sperimentata negli Stati Uniti. Ma come funzionano? Le torri presentano dei fori dove poter piantare e l'acqua viene portata in alto da una pompa, poi cade a cascata.
Il risparmio di spazio è notevole, dal 65 al 90 per cento in meno di spazio, rispetto alla densità necessaria per l'agricoltura biologica convenzionale su suolo. Dalle torri aeroponiche classiche, che possono accogliere fino a 52 piante, sono state sviluppate le torri mini-green che possono integrarne fino a 208. Nella loro serra di piante, Eleonora e Alexander ne contano 3700: «Una produzione variegata, tre volte più veloce di quella tradizionale».
I nutrienti, rimarca Hornung, «sono a soluzione salina e, secondo uno studio condotto dall'Università del Tennessee, fanno sì che gli ortaggi con essi prodotti hanno una concentrazione di elementi essenziali, misurabile in un range che va dal 30 al 50% rispetto a quanto si coltiva a terra». I due giovani produttori la definiscono come «una tecnologia alla portata di tutti», che produce a basso consumo d'acqua e di energia, aiuta l'ambiente, dà vita a coltivazioni nutrienti e, se adottata su larga scala, potrebbe essere utile a contrastare la fame nel mondo. (ANSA).
