Ottanta mila diverse risorse genetiche vegetali, 257 specie coltivate per alimentazione umana e animale e 244 specie selvatiche censite e conservate. E' il risultato delle attività del programma Rgv Fao coordinato dal Crea olivicoltura, frutticoltura e agrumicoltura (Ofa) e finanziato dal Mipaaf. Nasce 18 anni fa per raccogliere, catalogare, conservare, valorizzare e scambiare le risorse genetiche vegetali per individuare quei geni utili in un'ottica di sostenibilità e salvaguardia dell'ambiente. Ne emerge un patrimonio fatto soprattutto di informazioni e conoscenze disponibili nel database dedicato PlantaRes, strumento fondamentale per garantire la sicurezza alimentare globale e lo sviluppo sostenibile.
Si tratta di una fonte inesauribile di geni utili: spesso quelle varietà considerate inadatte per la coltivazione risultano invece preziose, perché al loro interno possono portare fattori importanti per contrastare nuovi o vecchi problemi, come i cambiamenti climatici in atto o la resistenza a nuovi e vecchi patogeni. Un esempio di risorse genetiche non adatte alla coltivazione e utilizzate per scopi di miglioramento genetico, come spiega il ricercatore del Centro Ignazio Verde, sono le specie affini di Vitis resistenti a peronospora e oidio.
Queste risorse, scadenti dal punto di vista organolettico, hanno consentito di ottenere nuove varietà resistenti attraverso incrocio e selezione. "Poter modificare gli stessi geni per via biotecnologica - evidenzia il ricercatore - permetterebbe di dotare le varietà tradizionali (ad esempio Pinot, Sangiovese, Catarratto, Nero d'Avola) degli stessi fattori di resistenza salvaguardando allo stesso tempo la sostenibilità della viticoltura, le tradizioni e l'economia legate a questi vitigni".
