"Produrre carne e salumi in Italia è prima di tutto un atto culturale - prosegue il presidente - chiamare "salsiccia" o "bistecca" un preparato iper-processato a base vegetale non significa solo usurpare un grande patrimonio di tradizione e conoscenza, ma anche indirizzare una informazione ingannevole verso il consumatore che potrebbe essere convinto di trovarsi davanti a prodotti equivalenti sotto l'aspetto nutrizionale, totalmente falso". L'auspicio dell'organizzazione è che anche l'Italia possa uscire quanto prima dall'incertezza causata da norme europee poco chiare. "Il nostro Paese - ricorda Pulina - vanta una varietà unica di eccellenze nel campo dei salumi e di tradizioni culinarie legate al taglio e alla preparazione delle carni. Nessuno vuole imporre veti su scelte personali quali quella del cibo e dello stile alimentare, ma serve maggiore trasparenza a favore di tutti, soprattutto di chi sceglie un'alimentazione completa".
All'appello di Carni sostenibili si aggiungono le associazioni di categoria Assica, Assocarni e UnaItalia che aderiscono all'organizzazione. "Difendere le denominazioni dei nostri prodotti è tutelare la nostra tradizione - dichiara Ruggero Lenti presidente di Assica - .ed è il riconoscimento del processo che c'è dietro frutto dell'esperienza e della capacità di imprenditori e lavoratori".
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