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Montalcino dà appuntamento agli 'honey lovers'

Dall'8 al 10 settembre torna Settimana dedicata a miele ed apicoltura

Redazione ANSA MONTALCINO (SIENA)

MONTALCINO (SIENA) - Degustazioni guidate, minicorsi, visite agli 'alveari aperti', approfondimenti di apiterapia: dall'8 al 10 settembre gli honey lovers si danno appuntamento alla 'Settimana del Miele' a Montalcino (Siena), teatro anche degli stati generali del settore - il 9 settembre ci sarà la Conferenza nazionale -, in un anno definito "drammatico": produzione ai minimi storici e raccolti quasi a zero in alcuni territori.

In totale l'Italia conta 45.000 apicoltori censiti e operanti, di cui quasi 20.000 quelli che lo fanno non per diletto e autoconsumo, ma per immettere miele e prodotti apistici sul mercato. L'apicoltura, si spiega ancora, rappresenta un settore importante per l'agricoltura italiana, con 1,2 milioni di alveari, un valore stimato di 150-170 milioni di euro più 2 miliardi di euro dall'attività di impollinazione delle api alle colture. L'Italia vanta anche il record di varietà, 51, che a Montalcino saranno al centro di una Mostra mercato e di degustazioni e laboratori. Un settore che continua a suscitare interesse: come rivela l'associazione apistica Arpat, si avvicinano alla professione medici, avvocati, impiegati, imprenditori, industriali, operai, donne, uomini.

Riguardo alla produzione 2017, ai problemi cronici si è aggiunto il clima anomalo che, tra gelate primaverili e caldissimo in estate: così il raccolto quest'anno si ferma al 30% della media nazionale (secondo le stime non si arriverà a 90.000 quintali). Un "crollo mai visto", si spiega, a memoria degli stessi apicoltori, riusciti a produrre in modo significativo solo il raro miele di montagna, dal rododendro al millefiori, nell'arco alpino e lungo l'Appenino Tosco-Emiliano.

Non è andata male per castagno e tiglio ma sempre in alta collina e nelle vallate alpine, e per gli agrumi in Sicilia, Calabria e nella costiera ionica. Per il resto, dalla Maremma alla provincia di Alessandria, le produzioni sono quasi a zero, dal girasole all'eucalipto, acacia, sulla, erba medica e melata.

Secondo l'Osservatorio nazionale del miele non ci sarà neppure il pregiato corbezzolo in Toscana, tra le regioni più vocate (98.172 gli alveari presenti in anagrafe, di cui il 73% detenuto dagli apicoltori, con il 40% delle aziende che commercializza la propria produzione), con cali fino all'80% della produzione a Montalcino, appena 3 kg a famiglia prodotti nella zona di Monteaperti e la vespa velutina, nemica delle api, che tiene in apprensione gli apicoltori di Carrara. Eppure, le aziende agricole che hanno nelle api l'attività esclusiva o prevalente sono in crescita, e molti giovani vedono nell'apicoltura, oltre che una passione, l'opportunità di costruirsi una fonte di reddito. (ANSA).

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