Gli italiani mangiano in media due volte la settimana 100 grammi di carne rossa (e non tutti i giorni) e solo 25 grammi al giorno di carne trasformata. Un consumo che è meno della metà dei quantitativi individuati come potenzialmente a rischio cancerogeno dallo studio della International Agency for Research on Cancer (Iarc), pubblicato sulla rivista inglese Lancet Oncology. Lo rendono noto Assocarni e Assica (Associazione industriali delle carni e dei salumi) nel sottolineare che ''gli italiani, il secondo popolo più longevo al mondo, seguono la dieta mediterranea che è molto più equilibrata e sostenibile di quella della maggior parte dei Paesi considerati nella ricerca Iarc. I consumatori italiani non dovrebbero quindi modificare le loro sane abitudini a causa delle anticipazioni dello studio Iarc''.
Secondo gli industriali delle carni e dei salumi ''gli allevamenti italiani producono carni più magre e di migliore qualità rispetto a quella di allevamenti di altri Paesi. E la qualità delle carni trasformate è ben diversa dalle produzioni nord europee''. ''Confidiamo non si crei un ingiustificato allarmismo - concludono Assocarni e Assica - che rischia di colpire uno dei settori chiave dell'agroalimentare italiano.
Il settore agroalimentare in Italia contribuisce a circa il 10-15% del prodotto interno lordo annuo, con un valore complessivo pari a circa 180 miliardi di euro. Di questi, circa 30 miliardi derivano dal settore delle carni e dei salumi, includendo sia la parte agricola che quella industriale. I settori considerati danno lavoro a circa 125.000 persone a cui va aggiunto l'indotto''.
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