Dai minisatelliti Vulcain per monitorare vulcani ai cubesat matrioska Taste per esplorare una luna di Marte: sono due dei 20 innovativi progetti italiani in formato 'nano' in arrivo grazie agli oltre 100 milioni di investimenti da parte dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Per coordinare il crescente settore dei nanosatelliti, entro il 2030 con un mercato globale di 8 miliardi, è nato Alcor, lo specifico programma dell'Asi presentato presso la sede di Roma.
"I nanosatelliti hanno un potenziale importantissimo per le attività spaziali", ha detto il presidente dell'Asi Giorgio Saccoccia in apertura dell'evento. Considerati fino a pochi anni fa poco più di 'giocattoli' spaziali, utili quasi esclusivamente per fini didattici, i nanosatelliti si stanno trasformando in elementi cardine della nuova economia dello spazio.
Piccoli, leggeri e facili da realizzare: sono i tre fattori che hanno reso i nanosatelliti la piattaforma ideale per testare tecnologie altamente innovative e soprattutto rendono lo spazio un luogo accessibile anche a start up e piccole imprese. Ne sono un esempio i 20 progetti, a cui partecipano aziende grandi e piccole al fianco di università e centri di ricerca, che stanno nascendo in questi mesi grazie a una serie di finanziamenti Asi, nel complesso oltre 100 milioni, che spaziano dalle telecomunicazioni al monitoraggio del meteo spaziale e le costellazioni per l'osservazione della Terra fino allo studio degli impatti di asteroidi sul lato nascosto della Luna o l'esplorazione di una delle lune di Marte.
Per coordinare l'intero settore italiano nasce Alcor, un programma specifico all'interno di Asi che prende il nome dalla stella compagna di Mizar, nella costellazione dell'Orsa maggiore: "serve una buona vista per distinguerla", ha commentato Saccoccia. "Allo stesso modo - ha aggiunto - sapersi concentrare su satelliti complessi ma anche sui loro piccoli compagni vuol dire saper guardar lontano".
"I nanosatelliti - ha detto Silvia Natalucci, responsabile di Alcor di Asi - possono essere definiti un 'game changer' nell'ambito di tutta l'industria spaziale, in quanto hanno rivoluzionato il mercato e, grazie a costi e tempo di sviluppo molto ridotti, anche il modo stesso in cui vengono prodotti. Hanno anche contribuito in modo importante alla cosiddetta democratizzazione dello spazio, ossia permesso anche a realtà piccole di entrare a far parte di un settore a loro precluso fino a poco tempo fa".
Ormai i nanosatelliti non sono solo strumenti per sperimentare nuove tecnologie ma oggetti utilizzati anche per missioni istituzionali importanti, ne sono un esempio gli italiani Liciacube, che filmerà tutte le fasi dell'impatto con asteroide di Dart della Nasa, o ArgoMoon che accompagnerà la missione Artemis-1 in orbita attorno alla Luna. Ma produrre e lanciare satelliti a costi ridottissimi offre anche il terreno ideale per sperimentare e osare soluzioni impensabili (perché ritenute rischiose) fino a poco tempo fa, ipotizzando ad esempio costellazioni lowcost per osservare la Terra o nuovi sistemi di propulsione miniaturizzati. "Tante sono anche le sfide su cui lavorare per superare ulteriormente i limiti attuali, tra queste lo sviluppo di una navigazione autonoma che possa abbattere i costi di operazione in orbita oppure sviluppare antenne con maggior velocità di trasmissione dei dati", ha concluso Natalucci.
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