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La stella Betelgeuse torna a brillare

La stella Betelgeuse torna a brillare

Nuove osservazioni indicano che non è sul punto di esplodere

28 febbraio 2020, 10:25

Redazione ANSA

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Betelgeuse prima e dopo il calo di luminosità (fonte: ESO ESO/M. Montargès et al) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Betelgeuse prima e dopo il calo di luminosità (fonte: ESO ESO/M. Montargès et al) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Betelgeuse prima e dopo il calo di luminosità (fonte: ESO ESO/M. Montargès et al) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Si registra un lieve e graduale miglioramento nell'ultimo bollettino medico della stella Betelgeuse, osservata speciale dopo che negli ultimi quattro mesi è misteriosamente impallidita facendo ipotizzare che la sua fine esplosiva fosse vicina: le ultime osservazioni, pubblicate sulla piattaforma 'astronomerstelegram' dai ricercatori statunitensi della Villanova University, indicano infatti che la sua luminosità avrebbe raggiunto un minimo tra il 7 e il 13 febbraio, e che ora sarebbe in ripresa.

La stella supergigante rossa, posta a circa 700 anni luce nella costellazione di Orione, è solitamente una delle dieci stelle più brillanti del cielo notturno. Lo scorso ottobre ha iniziato a mostrare un anomalo calo della luminosità, tanto che a dicembre gli astronomi avevano lanciato l'allerta.

Il misterioso fenomeno è continuato nelle settimane successive fino a metà febbraio, quando il calo della luminosità ha fatto segnare un preoccupante -65%, andando ben oltre la variabilità ciclica a cui la stella ci aveva abituati. Molti avevano pensato che fosse sul punto di concludere il suo ciclo vitale, pronta ad esplodere come supernova spargendo nello spazio i 'semi' di nuove stelle.

A quanto pare, però, i 'fuochi d'artificio' si faranno attendere ancora, anche se nessuno sa per quanto. Betelgeuse è infatti stranamente longeva, con un'età che si aggira tra gli 8 e 8,5 milioni di anni. Gli astronomi continueranno a puntarla nelle prossime settimane per indagare la causa dell'insolito calo di luminosità (dovuto forse all'espulsione di polveri o al raffreddamento della superficie della stella) e soprattutto per prevedere il suo destino.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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