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Il buco nero più lontano mai visto

Il buco nero più lontano mai visto

Un gigante nato quando l'universo era giovanissimo

09 dicembre 2017, 09:48

Redazione ANSA

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Ricostruzione artistica del gigante cosmico con una massa quasi 1 miliardo di volte superiore al Sole (fonte: Robin Dienel, courtesy of the Carnegie Institution for Science) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ricostruzione artistica del gigante cosmico con una massa quasi 1 miliardo di volte superiore al Sole (fonte: Robin Dienel, courtesy of the Carnegie Institution for Science) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Ricostruzione artistica del gigante cosmico con una massa quasi 1 miliardo di volte superiore al Sole (fonte: Robin Dienel, courtesy of the Carnegie Institution for Science) - RIPRODUZIONE RISERVATA

È il buco nero più lontano mai osservato, un gigante con una massa 800 milioni di volte superiore a quella del Sole. Come un 'fossile cosmico', ci racconta di quando l’universo era ancora un 'bambino' di 690 milioni di anni e non l’adulto di quasi 14 miliardi di anni che conosciamo adesso. L’identikit di questo mostro cosmico è pubblicato sulla rivista Nature dal gruppo dell’Osservatorio Carnegie guidato da Eduardo Bañados. L'osservazione è stata condotta grazie ai telescopi Gemini delle Hawaii, Magellano in Cile e Lbt (Large Binocular telescope) in Arizona (Usa).

Il buco nero risale all’epoca buia della storia dell’universo, quando quest’ultimo era avvolto da una fitta nebbia di idrogeno, l’elemento più abbondante del cosmo. Poi il buio fu squarciato dalla luce delle prime stelle e galassie, che iniziò a viaggiare liberamente. Fino a raggiungerci. "Stiamo imparando a guardare sempre più lontano nel cosmo, a studiare un universo sempre più giovane", ha detto all’ANSA Roberto Decarli, dell’Osservatorio astronomico di Bologna dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), tra gli autori dello studio.


I buchi neri sono come 'aspirapolveri cosmiche' che divorano tutto ciò capiti loro a tiro, luce compresa. Sono, quindi, invisibili per definizione. "Li osserviamo in modo indiretto - ha spiegato Decarli - attraverso il gas interstellare che, cadendo nel buco nero, prima di essere ingoiato si scalda ed emette luce. È questa luce ad aver infine raggiunto i nostri telescopi, dopo un viaggio di miliardi di anni. La scoperta - ha concluso Decarli - ci potrà aiutare a capire come si sono formati i primi buchi neri e come hanno fatto a crescere così tanto in un tempo piuttosto breve nella vita dell’universo".

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