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Nello spazio i batteri soffrono la fame

Nello spazio i batteri soffrono la fame

Per sopravvivere attivano geni di emergenza

07 novembre 2016, 17:23

Redazione ANSA

ANSACheck

I batteri coltivati nello spazio soffrono la fame (fonte: NIH-NIAID) - RIPRODUZIONE RISERVATA

I batteri coltivati nello spazio soffrono la fame (fonte: NIH-NIAID) - RIPRODUZIONE RISERVATA
I batteri coltivati nello spazio soffrono la fame (fonte: NIH-NIAID) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Dura la vita per i batteri in orbita sulla Stazione spaziale internazionale (Iss): 'affamati' dalla microgravità, che riduce il movimento e quindi la disponibilità delle molecole nutritive nel terreno di coltura, i microrganismi sono costretti ad attivare un kit genetico d'emergenza per sopravvivere alla 'carestia'. Lo dimostrano le analisi pubblicate su Plos One dai biologi coordinati da Luis Zea dell'Università del Colorado a Boulder.

I batteri 'spaziali' hano un metabolismo diverso
I ricercatori hanno messo a confronto il Dna di comuni batteri Escherichia coli coltivati nei laboratori terrestri con quelli ritornati dalla Stazione spaziale internazionale. Hanno così scoperto che i batteri nello spazio 'accendono' una serie di geni che modificano il metabolismo: tra questi, ci sono i geni necessari alla produzione degli amminoacidi, quelli che favoriscono l'utilizzo del glucosio e quelli che permettono di sfruttare altre risorse di carbonio alternative. Secondo i ricercatori, questa strategia potrebbe rappresentare una reazione alla ridotta disponibilità di glucosio, supportando l'ipotesi del ridotto movimento delle molecole nell'ambiente extracellulare in cui i batteri si trovano a vivere. Lo stesso meccanismo potrebbe spiegare altri comportamenti anomali osservati in passato nei batteri 'spaziali', che in assenza di gravità tendono a moltiplicarsi più velocemente rispetto agli omologhi terrestri, diventando più pericolosi e meno sensibili agli antibiotici.

Informazioni preziose per il futuro
Tutte informazioni preziose che in futuro potranno essere utili a migliorare la sicurezza degli astronauti impegnati in missioni di lunga durata. ''La microgravità sulla Stazione spaziale viene sfruttata per condurre una miriade di linee di ricerca – spiega Luis Zea – ad esempio per sviluppare vaccini, per trovare nuovi bersagli molecolari contro i patogeni resistenti ai farmaci e per testare nuove molecole contro l'osteoporosi e il cancro. Comprendere come i processi biofisici extracellulari inducano specifici segnali all'interno dei batteri coltivati nello spazio servirà non soltanto a proteggere gli astronauti che si avventureranno oltre l'orbita terrestre, ma anche a sviluppare le altre linee di ricerca''.

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