La vera culla dell'umanità potrebbe essere stata l'Europa, e non l'Africa: a suggerire questo inaspettato 'trasloco' è David R. Begun, antropologo dell'Università di Toronto, che nel suo ultimo libro 'Il vero pianeta delle scimmie' (Hoepli, 262 pagine, 14,99 euro) lancia una sfida alla teoria di Darwin riscrivendo la storia delle origini dell'uomo alla luce delle più recenti scoperte.
Appassionato studioso dell'evoluzione umana fin da bambino, quando passava le estati dai nonni in Francia nelle terre dell'uomo di Cro-Magnon, Begun ha sfidato i genitori abbandonando gli studi di medicina per dedicarsi alla paleoantropologia. Con lo stesso coraggio propone oggi questa tesi controcorrente che, per sua stessa ammissione, è stata accolta con diffidenza da diversi suoi colleghi.
Basandosi sulle più recenti scoperte fossili e grazie alla sua esperienza sul campo, Begun guida il lettore in un affascinante viaggio nel tempo che parte dalle foreste tropicali africane, abitate 33 milioni di anni fa da bizzarri animali. Illustrando scatole craniche, denti e scheletri ricostruiti, l'antropologo traccia gli identikit delle più importanti specie di scimmie legate alla nostra evoluzione, giungendo ad una sorprendente conclusione: i tratti fondamentali che caratterizzano la stirpe umana, come le mani abili e il cervello di grandi dimensioni, non sarebbero comparsi in Africa, bensì in Europa, su grandi scimmie antropomorfe di origine africana. A causa dei cambiamenti climatici che hanno interessato il Vecchio Continente circa dieci milioni di anni fa, alcune di queste specie si sarebbero poi estinte, mentre altre avrebbero fatto ritorno in Africa dando vita alle stirpi di gorilla, scimpanzé ed esseri umani.
''Questo libro provocatorio e appassionante, meravigliosamente scritto, è una lettura obbligata per chiunque sia interessato a capire come e perché le grandi scimmie - esseri umani compresi - sono quello che sono'', commenta Daniel E. Lieberman, docente di paleoantropologia all'Università di Harvard.
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