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Covid, non calano gli ingressi nelle unità di terapia intensiva

Covid, non calano gli ingressi nelle unità di terapia intensiva

Sebastiani (Cnr), spia della circolazione del virus

15 dicembre 2020, 13:05

Redazione ANSA

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Non calano in Italia gli ingressi nelle unità di terapia intensiva - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non calano in Italia gli ingressi nelle unità di terapia intensiva - RIPRODUZIONE RISERVATA
Non calano in Italia gli ingressi nelle unità di terapia intensiva - RIPRODUZIONE RISERVATA

Gli ingressi nelle unità di terapia intensiva non accennano a ridursi: il loro andamento risulta "costante" a partire dal 3 dicembre, quando la Protezione civile ha cominciato a diffondere i dati relativi. Lo rileva il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'Mauro Picone' del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Secondo le analisi del ricercatore, inoltre, è probabile che l'Italia si stia affacciando su uno scenario simile a quello che sta vivendo la Germania e che ha richiesto misure di contenimento più severe da parte del governo.

"Da circa dieci giorni - rileva Sebastiani - l'analisi della variazione giornaliera dei ricoveri nelle terapie intensive e degli ingressi nello stesso tipo di reparti indica una costante", in controtendenza rispetto ad altri parametri, come quello dei decessi. In quest'ultimo caso i dati indicano che "la curva ha cominciato a scendere e che una riduzione significativa è attesa a ridosso di Natale". E' vero però, prosegue l'esperto, che "se il comportamento delle persone non sarà adeguato, dovremo aspettarci un aumento della percentuale di casi positivi, seguita da un aumento di ricoveri con sintomi e di ricoveri in terapia intensiva, e infine di decessi".

Ci sono infine chiari segnali di come difficilmente l'Italia riesca a tenere la pandemia di Covid-19 sotto controllo: Sebastiani osserva che l'analisi dell'andamento settimanale dei tamponi indica un chiaro e significativo trend di riduzione nelle ultime quattro settimane e che l'analisi dell'andamento della mortalità indica che dal 7 marzo al 2 maggio si sono stati solo 500 decessi in più rispetto ai 28000 del periodo di stessa durata compreso fra il 18 ottobre e il 13 dicembre: "sono dati che indicano come non abbiamo imparato a ridurre la mortalità". La curva dei casi indica infine che, se attualmente l'Italia si trova in una condizione di stasi, questo non significa che sia una situazione stabile e consolidata: "se non si adotteranno subito misure più severe la situazione potrebbe evolversi nuovamente verso una curva esponenziale, come è avvenuto da circa due settimane in Germania con un tempo di raddoppio di poco inferiore a sette giorni, quello dell'Italia nella fase esponenziale di ottobre".

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