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Primo 'pianto' in provetta da ghiandole lacrimali coltivate

Primo 'pianto' in provetta da ghiandole lacrimali coltivate

Aiuterà a sviluppare terapie per disturbi come l'occhio secco

16 marzo 2021, 19:24

Redazione ANSA

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In rosso le lacrime prodotte da una ghiandola lacrimale di topo coltivata in provetta (fonte: Y. Post, Hubrecht Institute) - RIPRODUZIONE RISERVATA

In rosso le lacrime prodotte da una ghiandola lacrimale di topo coltivata in provetta (fonte: Y. Post, Hubrecht Institute) - RIPRODUZIONE RISERVATA
In rosso le lacrime prodotte da una ghiandola lacrimale di topo coltivata in provetta (fonte: Y. Post, Hubrecht Institute) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Hanno pianto per la prima volta, le ghiandole lacrimali coltivate in provetta a partire da cellule staminali umane: questi organoidi in miniatura, sviluppati nei Paesi Bassi dall'Hubrecht Institute e dall'University Medical Center di Utrecht, potranno essere usati come modello per sviluppare nuove terapie contro disturbi comuni quali l'occhio secco, che colpisce circa il 5% della popolazione, ma in futuro potrebbero perfino essere destinati al trapianto. Lo indicano i risultati dello studio pubblicati sulla rivista Cell Stem Cell.

“La sfida è stata quella di indurre gli organoidi a piangere, dato che questo è il tratto distintivo delle ghiandole lacrimali”, spiega Marie Bannier-Hélaouet dell'Hubrecht Institute. “Abbiamo dovuto modificare il cocktail dei fattori di crescita in cui sono coltivati gli organoidi in modo da far maturare le cellule come quelle delle nostre ghiandole lacrimali capaci di piangere”. Quando i ricercatori hanno somministrato noradrenalina, il neurotrasmettitore che scatena il pianto, gli organoidi in provetta si sono gonfiati come palloncini, per effetto delle lacrime prodotte e riversate nel loro lume interno.

Le ghiandole lacrimali in provetta sono composte per ora da un solo tipo di cellule (quelle duttali), ma in futuro potranno essere perfezionate integrando anche altri tipi cellulari, illustrati in una sorta di 'atlante' che i ricercatori hanno realizzato sequenziando l'mRna di ogni singola cellula presente nelle ghiandole lacrimali umane: grazie alle informazioni così ottenute è stato possibile identificare nuove componenti delle lacrime che aiutano a proteggere gli occhi dalle infezioni.

Per valutare il potenziale uso di questi organoidi nel campo della medicina rigenerativa, i ricercatori li hanno trapiantati nelle ghiandole lacrimali di topo: dopo due settimane, le cellule umane avevano formato strutture simili ai dotti lacrimali che hanno resistito per due mesi e che contenevano proteine tipiche delle lacrime.

 

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