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Il senso del pericolo si trasmette geneticamente

Il senso del pericolo si trasmette geneticamente

La scoperta nel verme più studiato dai genetisti

09 giugno 2019, 16:05

Redazione ANSA

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Il senso del pericolo, come il rischio di infezioni, nei vermi C. elegans si può trasmettere geneticamente (fonte: Stuart Caie, Flickr) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il senso del pericolo, come il rischio di infezioni, nei vermi C. elegans si può trasmettere geneticamente (fonte: Stuart Caie, Flickr) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il senso del pericolo, come il rischio di infezioni, nei vermi C. elegans si può trasmettere geneticamente (fonte: Stuart Caie, Flickr) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non solo il programma della vita, anche il senso del pericolo si trasmette geneticamente. Il fenomeno è stato osservato nel verme più studiato dai genetisti, Caenorhabditis elegans. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Cell dall'Università americana di Princeton. Gli autori della ricerca, Rebecca Moore, Rachel Kaletsky e Coleen Murphy, hanno osservato che in questo animale usato da decenni come modello per gli studi di genetica, le informazioni relative ai rischi per la sopravvivenza si trasmettono fino a quattro generazioni, attraverso le cellule riproduttive.


Il verme C. elegans, da decenni un modello negli studi di genetica (fonte: National Human Genome Research Institute)



I ricercatori hanno studiato, in particolare, gli effetti sul Dna di stress ambientali, come la mancanza di fattori nutritivi, le elevate temperature o le infezioni batteriche, osservando che questi stress possono modificare l'attività di alcuni geni: un fenomeno che gli esperti chiamano epigenetica.

"Quando queste modifiche riguardano le cellule germinali, allora possono essere trasmesse da una generazione all'altra", ha rilevato Murphy. "I vermi sono, ad esempio, attratti all'inizio da alcuni batteri che utilizzano come fonti di sostanze nutritive, come Pseudomonas aeruginosa, pericoloso solo alle alte temperature. Ma se scatenano un'infezione, imparano a evitarli in modo selettivo, per non rischiare di morire in pochi giorni. E questa caratteristica - ha concluso - può essere trasmessa anche alle successive generazioni, che evitano il

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