Ricostruire l'organizzazione sociale dei Longobardi è stato possibile analizzando il Dna recuperato in due cimiteri, fra Italia e Ungheria. Pubblicata sulla rivista Nature Communications, la ricerca internazionale è stata coordinata dall'università americana Stony Brook con l'istituto Max Planck di Jena e l'Istituto per gli Studi Avanzati di Princeton; l'Italia ha partecipato con l'Università di Firenze, con il gruppo di David Caramelli.
Il primo passo è stato recuperare il Dna dei Longobardi e questo è stato possibile grazie ai resti di 63 individui conservati nel cimitero italiano di Collegno (Torino) e in quello ungherese di Szólád. I Longobardi hanno regnato su larga parte dell'Italia per oltre 200 anni dopo l'invasione dall'allora Pannonia, l'attuale Ungheria, nel 568 dopo Cristo, e finora le uniche testimonianze della storia di questo popolo erano stati i resti archeologici.
Nei due cimiteri i Longobardi erano stati sepolti insieme ad elaborati corredi funebri (spade e scudi per gli uomini, collane di perline e spille per le donne) hanno rivelato un'eredità genetica associata ai moderni europei centro-settentrionali, e che il consumo di una dieta alimentare ricca di proteine; altri individui, con genomi più simili a popolazioni attuali del sud Europa, erano accompagnati nella sepoltura da una minore abbondanza di beni ed erano caratterizzati da un regime alimentare più povero. Entrambi i cimiteri erano organizzati attorno a uno/due grandi gruppi di parenti, la maggioranza dei quali individui di sesso maschile, con ricco corredo armato e riconducibili al ceppo centro-settentrionale.
"I dati ricavati dallo studio sul Dna dei Longobardi sono compatibili con l'ipotesi della loro migrazione a lunga distanza dalla Pannonia (la moderna Ungheria) all'Italia settentrionale nel VI secolo d.C. - ha rilevato Caramelli - e comprovano il mescolamento non solo culturale, ma genetico dei barbari con le popolazioni italiche, a parziale correzione di una lettura storica dell'insediamento longobardo che sottolineava un netto distacco fra le popolazioni germaniche e quelle locali".
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