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L'enzima mangiaplastica scoperto per caso

L'enzima mangiaplastica scoperto per caso

Modificato per caso, 'digerisce' il Pet

17 aprile 2018, 17:15

Redazione ANSA

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L 'enzima mangiapladtica visto al microscopio elettronico (fonte: Dennis Schroeder / NREL) - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'enzima mangiapladtica visto al microscopio elettronico (fonte: Dennis Schroeder / NREL) - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'enzima mangiapladtica visto al microscopio elettronico (fonte: Dennis Schroeder / NREL) - RIPRODUZIONE RISERVATA

E' accaduto per caso: un enzima che esiste in natura è stato modificato per errore in laboratorio, trasformandosi in un alleato per l'ambiente potenzialmente formidabile. Riesce infatti a digerire la plastica più comune e diffusa ovunque, come il Pet di cui sono fatte le bottiglie di plastica. Descritto sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), il risultato è stato ottenuto da Harry Austin, dell'Università britannica di Portsmouth, e da Gregg Beckham, del Laboratorio Nazionale per le Energie Rinnovabili (Nrel)del Dipartimento per l'Energia degli Stati Uniti.

Il risultato arriva a pochi mesi di distanza dalla scoperta dei batteri mangia-plastica, anche questi capaci di digerire il Pet (Polietilene tereflatato), polimero utilizzato per rendere la plastica resistente e impiegato soprattutto nelle bottiglie. Si potrebbe così stringere il cerchio intorno a una delle sostanze più inquinanti e che pervadono ormai l'ambiente, dalle isole di plastica che galleggiano negli oceani alle microplastiche che finiscono nel piatto. "Da quando la plastica è diventata popolare negli anni '60, pochi avrebbero potuto prevedere che ci saremmo ritrovati con enormi isole di plastica che galleggiano negli oceani", ha osservato McGeehan.

I ricercatori stavano analizzando la struttura molecolare di un enzima che riesce a digerire la plastica, quando l'hanno inavvertitamente modificato, scoprendo che la versione artificiale era molto più efficiente di quella esistente in natura. Per studiare la struttura dell'enzima, i ricercatori hanno collaborato con la Diamond Light Source del Regno Unito, un super-microscopio che usa un fascio di raggi X 10 miliardi di volte più luminoso del Sole. "Ora la comunità scientifica che ha ottenuto questi materiali straordinari - ha detto ancora McGeehan - deve utilizzare tutte le tecnologie a sua disposizione per risolvere il problema".

Il prossimo passo dei ricercatori sarà continuare a lavorare sull'enzima per renderlo ancora più efficiente e in modo da poterlo utilizzare a livello industriale e su larga scala. Gli strumenti per riuscire a farlo arrivano dalle biotecnologie e dall'analisi della struttura delle proteine e la scommessa per il futuro è avere un'arma da poter utilizzare nell'ambiente per degradare le tonnellate di plastica che lo invadono.

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