Se le emissioni di gas a effetto serra non verranno ridotte, la crisi climatica potrebbe raddoppiare il rischio di piogge estreme entro la fine del 21esimo secolo: lo afferma uno studio italiano di Università di Brescia, Centro Internazionale di Fisica Teorica di Trieste e Università di Milano, che ha utilizzato un nuovo metodo di analisi dei dati. Le previsioni, però, mostrano che c’è un modo per scongiurare questo pericolo: secondo l’analisi pubblicata sulla rivista International Journal of Climatology, se i paesi riuscissero a rispettare l’accordo di Parigi mantenendo l’aumento delle temperature a 1,5 gradi in più rispetto ai livelli preindustriali, l’aumento della probabilità di piogge intense sarebbe molto ridotto.
I ricercatori guidati da Lara Belleri dell’Università di Brescia si sono basati su un nuovo metodo di analisi, che consente di valutare se la frequenza dei record giornalieri di precipitazione durante un certo periodo dell'anno si discosta in maniera significativa dal normale. In questo modo, gli autori dello studio hanno riscontrato che nella maggior parte delle aree del globo, e in particolare nella regione europea, è in atto da decenni un aumento della frequenza di piogge molto intense. Una tendenza che continuerà a crescere fino a raddoppiare, se l’emissione di gas a effetto serra non verrà ridotta rispetto ai livelli attuali.
“I risultati delle analisi mostrano come l’aumento delle precipitazioni giornaliere estreme sia già osservabile sul globo”, commenta Roberto Ranzi dell’Università di Brescia, uno degli autori dello studio. “I dati mettono in evidenza chiaramente – aggiunge Maurizio Maugeri dell’Università di Milano, co-autore della ricerca – come l’evoluzione futura della frequenza con la quale si presenteranno precipitazioni eccezionali dipenderà fortemente dalle misure che verranno adottate a livello planetario”.
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